Bea Zanin, “A Torino come va”: la recensione

bea-zaninEsce per Libellula/Audioglobe, con la produzione artistica di Diego Perrone (Niagara, Medusa, Caparezza) l’album d’esordio di Bea Zanin, cantautrice e violoncellista torinese, già attiva al fianco di Bianco, Daniele Celona, Luca Morino e molti altri è A Torino come va.

Con vasti riferimenti al synth pop anni ’80, tra cui il titolo dell’album, omaggio a Garbo, e con una copertina davvero difficile da spiegare anche accogliendo l’estetica punk, la Zanin confeziona un disco da dieci tracce.

Bea Zanin traccia per traccia

L’apertura è morbida, con i tratti electro di Plaza Victoire che mettono in evidenza qualche particolare elettronico e la voce di Bea. Se ti annoi è colpa tua prosegue con un ritmo più spinto e un’attenzione all’attualità più marcata, fra pareti sonore sintetiche. Con I limiti torna la calma, introdotta da un breve recitato e da atmosfere orientali, poi piano piano abbandonate per un passo più ritmato.

Easy Summer si dimostra un pezzetto veramente easy e francamente trascurabile. Ho nostalgia prosegue invece su toni più meditati, finendo quasi preda della tradizione melodica, salvo qualche schizzo più fantasioso. Anni mette in evidenza il violoncello, per poi entrare in ambiti più new wave, con una ritmica in crescita. Mystery Boy rappresenta un nuovo bagno nell’elettronica in stile Eighties, con qualche tratto minimalista.

Pazzo di te, con Diego Perrone, accelera e usa sonorità piuttosto acide per sviluppare quello che si sviluppa come un duetto rapido , ma anche l’inizio di una relazione “moderna”, almeno secondo il testo. Automobile che va si rivela veloce e divertente, sintetica in modo sfrenato, travolta dalle nostalgie sonore. Il disco si chiude con la serrata e oscura Ci conosciamo già.

Con qualche frizione qua e là, l’esordio di Bea Zanin mostra potenzialità e sostanza. Un lavoro di forbice sembra necessario, magari completato da qualche cesellatura qui e là (e da idee migliori per l’artwork).

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