E’ uscito da qualche mese Chandrabindu, il primo album dei Ghost Mantra: benché si tratti di un esordio, la band lombarda ha alle spalle cinque anni pieni di concerti, concorsi vinti, aperture d’eccezione, all’insegna di un sound che si diverte a mescolare influenze psichedeliche, progressive e qualche spruzzata d’oriente. Ecco la nostra intervista con loro.

Potete raccontarmi la storia della vostra band?

Siamo nati nel 2009 nelle sale prova della Lofficina della Musica di Lecco. Suonavamo tutti e 5 in diversi gruppi della provincia: alcuni di noi si conoscevano bene, altri un po’ meno.

Questo incontro è stato reso possibile soprattutto grazie alle conoscenze che si fanno quando si frequentano scuole di musica, centri di aggregazione culturale, concerti o contesti dove si suona e girano molti musicisti.

L’alchimia musicale che abbiamo creato nelle prime prove ci piaceva, e abbiamo deciso di continuare a lavorare insieme, conoscendoci sempre più sia dal punto di vista musicale, sia dal punto di vista personale.

Dopo cinque anni siamo ancora insieme, con più di 100 concerti all’attivo, due ep e il nostro ultimo lavoro, Chandrabindu, del quale siamo molto fieri.

Qual è stato il vostro approccio a questo primo grande passo?

Durante la composizione del primo ep (Foetus Ep, del 2011) avevamo un sacco di cose da dire, ma non avevamo ancora capito come dirle.

Ogni canzone esprime uno stile musicale diverso, frutto di tutte le nostre sperimentazioni: dal progressive rock al funk, con migliaia di sfumature.

Questa prima esperienza in studio ci ha aiutato molto a prendere una direzione abbastanza precisa. Infatti, nel Death by water ep (2012), che è stato inciso solo un anno dopo, si può notare che le idee erano già molto più chiare.

Con il passare del tempo siamo riusciti a migliorare le nostre capacità compositive, raggiungendo uno stile più definito e omogeneo, e un suono più riconoscibile. Il risultato è il nostro ultimo album, Chandrabindu (2014), che mostra l’ultima evoluzione sonora che abbiamo raggiunto.

Definite la vostra musica “un mix di diversi generi come progressive, psichedelica e altro”. Quali sono i vostri ascolti e le band a cui vi ispirate?

Amiamo tutte le sfaccettature della musica rock (e non solo). Durante il processo compositivo cerchiamo di non ispirarci a una band in particolare, e abbiamo notato con piacere che la nostra musica riesce a ricavarsi uno spazio tra diversi generi.

Infatti sono molte le persone che, ascoltandoci, ci classificano nei loro generi preferiti: un metallaro può apprezzare le sfumature più aggressive della nostra musica, un appassionato di progressive si sofferma più sulla complessità esecutiva e compositiva del pezzo, un appassionato di grunge può apprezzare sicuramente le sonorità e le armonie vocali, ecc ecc.

Classificare il nostro genere basandoci su tutte le band che ci hanno influenzato sarebbe veramente difficile!

Potete spiegare l’ispirazione orientale di copertina e titolo?

Inizialmente abbiamo realizzato le canzoni senza pensare di dare una continuità narrativa all’album e l’idea da cui nasce anche il titolo “Chandrabindu” è arrivata in seguito.

Secondo la mitologia indiana, infatti, i suoni dell’Universo furono generati da una goccia d’acqua (Bindu) che colpì la Luna (Chandra).

L’album cerca di avere uno svolgimento circolare, cominciando con la rappresentazione di questa Genesi sonora, per poi districarsi in sette tracce che affrontano temi esistenziali (dalla religione, all’amore e sofferenza), fino a culminare in un nuovo Caos primordiale che viene distillato in un’altra goccia, che chiude il disco.

Il disco è uscito qualche mese fa: siete concentrati sulla promozione di “Chandrabindu” oppure pensate già al passo successivo?

Abbiamo dedicato la maggior parte del 2014 alla promozione del disco, cercando di farlo ascoltare al maggior numero di persone, anche a professionisti del settore (maestri di musica, fonici, amici competenti).

Abbiamo inviato svariate copie di dischi a radio e riviste specializzate, ma soprattutto abbiamo cercato di suonare in giro il più possibile, in modo da farci conoscere facendo quello che ci piace di più.

Adesso stiamo lavorando su due piani paralleli: da una parte stiamo ancora promuovendo il disco e la nostra musica attraverso i nostri live, dall’altra stiamo già lavorando a nuovi pezzi per un secondo album.

Abbiamo già parecchie bozze, e le idee non ci mancano, ma ci aspetta un lungo lavoro! Non ci siamo ancora fissati delle deadline, anche se faremo di tutto per non far passare troppo tempo tra il primo e il secondo album.

Inoltre stiamo cercando il supporto di un’agenzia seriamente interessata a promuovere la nostra musica, in modo da riuscire a suonare in situazioni ben più grosse, anche al di fuori dell’Italia.

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