Mille: “Sentire il pubblico che canta le canzoni con me è la cosa più bella del mondo”

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Alle spalle un singolo, C’est Fantastique, amaro, sarcastico, ironico ma anche “ballabile”, come si diceva un tempo. Di fronte un album dal titolo speranzoso, Risorgimento, in arrivo questo autunno. In mezzo Mille fa ciò che probabilmente la diverte di più, cioè suonare dal vivo. Lo spunto per intervistarla ci arriva dalla prossima data genovese al Balena Festival, sabato 26 luglio, quando condividerà la serata con i Fast Animals and Slow Kids. Abbiamo rivolto qualche domanda riuscendo a fermare per venti minuti il turbine della sua creatività sempre in movimento.

Ciao Elisa, parto dalla data di Genova, che ci ha offerto lo spunto per intervistarti: ti chiederei genericamente che cosa ti aspetti dalla data, ma anche dal pubblico che è lì per vedere te e una band, diciamo, vicina, ma non esattamente dello stesso identico ambito, come sono i Fast Animals.

Be’ intanto è la mia prima volta a Genova, quindi sono è tutta una novità. Mi hanno scritto un sacco di persone che aspettavano una data vicina e quindi questa è un’occasione bellissima, anche perché io adoro i FASK e quindi per me è una bella occasione sia personale sia vedere il loro concerto a chilometro zero.

Poi in verità in verità abbiamo tanti punti in contatto di contatto con i FASK, specialmente per questo disco che non è ancora uscito, ma che io so come è stato suonato. Devo dire che mi rende anche felice anche per questo motivo, perché ci sono anche delle affinità, almeno io le ho ben presenti, proprio perché quello che faccio è tanto suonato, i dischi li ho sempre registrati con basso chitarra e batteria.

Poi le prime cose io le ho registrate, le ho prodotte con una bella quantità di di elettronica. Però effettivamente io sono musicista, quindi ho sempre vissuto quello che è l’ambito della sala prove, della famosa “saletta” e quindi tutto quello che scrivo poi io lo vado subito a suonare e poi a produrre per la pubblicazione. Quindi ecco, insomma, sono super curiosa di vedere anche il pubblico genovese e sto facendo un po’ il conto alla rovescia.

E invece ora una domanda a rovescio: com’è andato fin qui il tour, visto che comunque hai già fatto un buon numero di date sulla scorta del singolo, ma in attesa del disco, quindi comunque in una terra di mezzo, per certi versi.

Eh sì, è una terra di mezzo anche perché io vorrei suonare tutto il disco adesso, quindi faccio un piccolo spoiler durante il concerto di quello che sarà, insomma un brano del disco. Però sì, è una terra di mezzo proprio perché suono fondamentalmente il mio primo ep, Quanti me ne dai, e i singoli che sono usciti e quindi ho davanti un pubblico che conosce benissimo le canzoni quando mi vengono a sentire.

Ed è anche una sorta di piccola protezione che io vivo perché appunto è un conto una cosa appena uscita e quindi magari il pubblico la deve anche metabolizzare. In questo caso sono canzoni che ho pubblicato nel tempo e quindi mi sento sicuramente in una sorta di zona di comfort e il pubblico me le canta dietro le canzoni, quindi questa è la cosa più bella del mondo.

Poi ovvio che c’è tanta voglia di cantare le le cose nuove. Quindi questo è assolutamente un dato di fatto. Ma devo dire che le le date stanno andando molto bene, proprio perché mi sento tanto accolta, sento che le persone cantano insieme a me, che ballano insieme a me.

Poi io tengo molto al momento del post concerto e dove vado al banchetto del merchandising e lì oltre a fare quelle che sono insomma le attività quelle classiche, quindi qualche foto, qualche firma ho proprio modo di stare a contatto con il pubblico.

E quella è una cosa che che amo fare, che che mi godo ogni volta, ogni concerto, mi fa fare sempre un sacco tardi, perché comunque dopo il concerto un’altra ora e mezza almeno la faccio al banchetto, però è veramente bello. Me la sto godendo, me la sto godendo tanto. Aspettano tanti, aspettano il vinile, che è appena andato in stampa, se posso spoilerare.

Be’ si capisce che la tua è una una risposta totalmente sincera e non di prammatica. Ti sento proprio contenta e partecipe.

Io in questo momento sto montando i video del telefono “Pietro”, perché io durante il concerto passo praticamente un telefono al pubblico. Lo chiamo Pietro perché poi deve tornare indietro. Fino adesso comunque ho fatto una settantina di rate, anzi siamo arrivati quasi a ottanta, ed è sempre tornato indietro. Stavo rivedendo i vari messaggi che mi mandano, che mi lasciano, insomma, i video messaggi che mi lasciano sul telefono e quindi mi senti entusiasta anche perché sto toccando con mano proprio questa cosa, la sto ascoltando poi e poi la devo montare per Instagram, quindi è proprio una cosa fresca fresca anche questo entusiasmo.

A latere, visto che non si è mai scrutinato così tanto il pubblico italiano dei live come in quest’ultimo periodo, non ti chiedo naturalmente di entrare nelle polemiche, però vorrei capire se nella tua esperienza pensi che sia cambiato qualcosa negli ultimi anni nella affluenza di pubblico ai concerti.

Ma guarda, io in verità, cioè se dovessi avere un’opinione precisa. Se dovessi dirti la mia, io la direi se avessi abbastanza dati, nel senso… Non seguo tantissimo quello che succede altrove, nel senso sta cosa dell’inchiesta dei biglietti, è perché l’ho sentita dire banalmente perché poi non mi vado a documentare tanto sui social, perché io su Insta, sui social ci sto poco, nel senso sono attiva perché fa parte del mio lavoro, dopodiché io non scrollo per niente. Ok?

Quindi alcune cose eh le vedo dal le guardo dal punto di vista prettamente dei racconti di ciò che che mi dicono le persone magari con cui lavoro, con con quali collaboro. E non si so dire se c’è una crescita di affluenza del pubblico…

No, ma non non facevo un discorso di numeri, dicevo proprio anche di di atteggiamento, di percezione, di attenzione, anche social. Quelli che vanno al concerto semplicemente per farsi i selfie…

Sì, ma eh sicuramente ci saranno delle situazioni in cui bisogna andare e quindi la gente ci va. Io ti posso dire la mia esperienza vedo la gente che sta lì per cantare e per ballare e anche i concerti dove vado. Non frequento tantissimi concerti, però per esempio concerti dei Baustelle, la gente va lì per cantare. Sicuramente magari ci sono delle situazioni in cui il contesto è diverso, ma io quei contesti li frequento di meno.

Cioè se proprio ti devo dire, proprio zero, però dove vado io la cioè i concerti che che scelgo, vedo la gente che sta presa bene e vuole stare lì solo per il concerto. Sinceramente poi secondo me tutto questo è raccontato oggi meglio perché appunto c’è la possibilità di essere documentato tutto, attraverso i social. Prima c’era solo la televisione, quindi la televisione sceglieva alcune cose.

E quindi si ha tu la possibilità di vedere e di dire: “Ammazza quello, sta là, quindi gli frega niente del concerto, ma sta per farsi la fotografia”. Sicuramente ci sarà. Devo dire che la musica che cerco di seguire non ha “presenzialismi”, come dire. Quando ho aperto il concerto di Brunori Sas a Collegno, anche nei momenti voce e chitarra non si sentiva un fiato. Ma zero, non volava una mosca perché stavano lì per ascoltare

Quindi la mia esperienza è questa e ed è bellissimo perché non so quante persone c’erano, forse 2000 e lì erano 2000 persone in religioso silenzio ad ascoltare il concerto. Questa cosa è bellissima. E mi fa pensare anche però a una cosa, cioè nel senso c’è sempre stata questa grande attenzione, poi adesso si può andare in più posti, ci sarà la possibilità di anche essere più cose nello stesso momento, no? Quindi si ha la possibilità di fare veramente più cose, però io ho sempre pensato che ci fosse un gran numero di persone che ascoltano la musica e lo fanno in maniera genuina.

“C’est fantastique”, un piccolo magone che avevo

Parliamo del tuo ultimo singolo che per certi versi io la trovo una canzone molto “alla Mille”, molto rispondente al tuo stile, mescola sensazioni amare, ironia, sensazioni positive e quant’altro. Vorrei capire un po’ come nasce la canzone.

E’ una canzone che è nata assolutamente di getto. In studio io stavo con la chitarra, tant’è che poi l’abbiamo subito suonata anche insieme a Umberto Primo che è il produttore, l’autore col quale lavoro e con il quale c’è questo sodalizio da vent’anni quasi. L’esigenza era quella di tirare fuori un sentimento di fastidio, in una maniera però anche sana, perché lamentarsi e basta non serve, almeno per quello che ho imparato.

L’ironia è sempre, diciamo, il binario attraverso il quale io vado a esprimere quello che che provo. E’ una canzione che ho scritto di getto perché semplicemente in quei giorni stavano tutti alla grande, stavano tutti benissimo, stavano tutti in maniera fantastica perché bisogna essere propositivi, bisogna esserlo per far sì che le cose belle arrivino e quindi era un po’ un modo per sdrammatizzare sia l’eccessivo zelo, l’eccessiva voglia di dire che è tutto fantastico e invece magari un senso di misura un po’ più equilibrato servirebbe, insomma.

E anche un modo mio per tirare fuori questo questo piccolo magone che avevo. Eh, dopotutto io non mi sono inventata niente perché la conversazione che stavo facendo con Umberto Primo era proprio, come la seconda strofa: era una cosa che io avevo appena detta. Era successo che gli avevo detto: “Qua la gente non scopa, non dorme, arriva male, arriva scema a fine mese, ma che c**** volemo fa’?”

Io poi ho messo semplicemente questa frase in musica, quindi non mi son inventata niente in verità perché era frutto di una conversazione che stavo facendo in studio, anche perché quel giorno in studio dovevamo fare tutt’altro. Quindi per me è la fotografia di quella giornata un po’ sgrammaticata, un po’ nuvolosa, perché poi era nuvolosa anche fuori, e l’ho messa semplicemente in musica. Poi il fatto che appunto il mio approccio sia da musicista, quindi che io possa suonare direttamente le cose che penso e che scrivo per me è un valore aggiunto.

Perché io ho la possibilità anche di chiudere, come dire, un cerchio nella testa, quindi io ho potuto anche aprire e chiudere quel piccolo capitolo di angustia che avevo quel giorno lì, proprio perché ho iniziato poi a suonare e il pezzo era quello.

In effetti nel comunicato lo definisci un coro di esaltazione, di sfogo, una cosa del genere, sottolineando anche la funzione catartica del del pezzo.

Be’h’, sì, anche perché poi quando c’è stato insomma il momento di cantare quella canzone è proprio uscito un coro, perché quel giorno in studio eravamo io, Umberto Primo, Alessandro Visciullo che ha mixato il il disco, poi c’era l’altro fonico che stava che stava registrando le voci, c’era Amalfitano che stava in studio per registrare altre cose.

La cosa del coro per me è anche molto importante, i cori in generale sono molto importanti per me. La maggior parte delle volte sono poi cori maschili. Per me è sempre, una parte musicale molto importante perché non sono sola, mi ricorda che non sono io il centro, ma io sono una parte e poi mi faccio portavoce, Però si parla sempre di comunità.

Già che avevi iniziato un pochino a spoilerare qualcosa su Risorgimento, mi racconti qualcosa di quello che potremo poi trovare quando esce il disco?

Sicuramente mi rendo conto che quello che dico sul disco è a posteriori, perché quando ci stai dentro non sai quello che sta succedendo. Però è una fotografia tra settembre dell’anno scorso fino a febbraio. E in quelle canzoni c’è tanta introspezione, c’è un campo di battaglia, ma non di battaglia armata, di tensione e di confronto con le persone che hanno un ruolo, una figura nella mia vita. C’è tanta sensualità, c’è tanto sesso anche anche c’è la notte. Che poi di notte in verità non ci vivo per niente, però ho scritto di tutti quei momenti in cui ho vissuto, quindi tutte le notti che ho vissuto sono in quel disco.

Quindi ci sono tante cose di di me che ho raccontato in maniera molto diretta, senza filtri, senza peli sulla lingua e senza il timore anche del giudizio. Questo per me fa un po’ il paio con anche il modo in cui io sono diventata nel tempo. Mi sento che tante cose le le sto imparando e me le tengo sempre da parte, come dire, me le ricordo sempre le cose che imparo. E tra queste cose c’è anche il voler essere diretta, il voler essere il più possibile sincera, in primis con me stessa.

Quindi questi temi sono tutti all’interno del disco che è assolutamente suonato, basso chitarra e batteria. Tant’è che anche dal vivo abbiamo iniziato a modulare il concerto, nella Terra di Mezzo di quest’estate, per proiettarci a quello che sarà il concerto del tour nei club. Ci sono proprio le dita che suonano, ci sono le corde delle degli strumenti e poco sintetizzatore.

Però tutto quello che è sintetico è comunque suonato e non programmato. Quindi ci sono i tasti veri, ci sono gli archi, ci sono, insomma, tutti gli strumenti e quindi questa cosa mi rende felice perché capisco come magari si faceva un po’ di tempo fa.

Ha tutta l’aria di essere un disco molto importante, da come da come lo presenti.

Per me sì, è il primo, quindi per me lo è. Poi, insomma, spero che venga accolto. Cioè, l’unica cosa posso fare è ben sperare…

Chiudo con con una domanda un po’ più generale: tu collabori alla scrittura, alla produzione, all’immagine, alle copertine eccetera. Però in realtà dalle risposte che mi hai dato precedentemente capisco che ti piace il lavoro di squadra. Per cui vorrei capire come si equilibrano le due cose e quanta volontà di controllo c’è da parte tua e quanto invece riesci anche a “lasciare andare” visto che poi appunto lavori in squadra.

E’ sempre un lavoro di squadra perché la musica te lo permette e ti obbliga a fare un lavoro di squadra. Di base è come quando vai in un negozio e scegli un vestito. Tu hai scelto quel vestito e pensi che sia la cosa giusta per te, però quel vestito non è che l’hai cucito te, ma comunque tu stai scegliendo quel vestito lì. È un po’ questo il il senso.

Il lavoro di squadra è importante perché la cosa difficile è scegliere i collaboratori, questo senza dubbio. Per un’azienda e il reparto più importante sono sempre le risorse umane. Così anche per questo tipo di lavoro, proprio perché è impossibile pensare che uno possa fare tutto. Io non mi metto a mixare il disco, ma sono presente quando viene mixato. Devo dare i miei feedback.

Nello specifico succede per qualsiasi aspetto della musica. Quindi io sono al corrente di tutto, perché deve essere così, perché altrimenti mi mettono un vestito: “Zitta e mettitelo”. Ma io considero tutte le persone su cui lavoro l’estensione delle mie braccia, dei miei pensieri, della mia testa. La cosa fondamentale è dare fiducia e affidare, avere la pazienza di camminare insieme.

Quindi sì, la risposta è qualsiasi cosa parte da me ma poi non sono io in prima persona a realizzarla, cioè io non faccio le riprese dei video (poi a volte sì). Metto i video di tutto quello che vedi su Instagram, ma io sono sempre supportata dalla squadra che ho scelto adesso, anche perché questa squadra io l’ho scelta a gennaio. E’ da gennaio che ho rivoluzionato tutta la mia vita e posso dire che ora ho veramente il prolungamento delle mie braccia e dei miei pensieri.

Questo si chiama veramente lavoro di di squadra. Questo tipo di lavoro lo sognavo da tanto e dopo una lunga ricerca sono approdata ad avere una squadra degna di questo nome. Poi è ovvio la faccia sarà è sempre la mia, quindi sono io che scelgo sempre la cosa giusta per me.

Pagina Instagram Mille

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