Oggi l’Italia scende in piazza nuovamente per protestare contro l’arresto, illegale ed effettuato in acque internazionali, dei membri della Global Sumud Flotilla, la piccola flotta non violenta e non armata che ha provato a forzare il blocco navale, illegale altrettanto, che Israele ha posto per evitare di fare arrivare aiuti umanitari alla Striscia di Gaza.
E in appoggio agli scioperi e alle manifestazioni, TRAKS si ferma, con due eccezioni: il presente articolo e la recensione, che pubblicheremo più tardi, del nuovo disco di Dutch Nazari in uscita oggi. Eccezione dovuta al fatto che Dutch è stato fra i primi ad alzare la voce contro il genocidio in corso nei territori palestinesi.
E’ un’eccezione simbolica e motivata: è questo che l’arte deve fare. Non contare gli streaming, non cercare il sold out, non fare collezione di dischi di platino, quella è roba che compete all’industria. L’artista deve interpretare la realtà circostante e, secondo la propria sensibilità, proporre la propria visione del mondo a chi, magari, ascolta la musica pop con gli occhi chiusi. Bisogna fare aprire agli occhi, al numero maggiore di persone possibile.
Oggi sono stati liberati i quattro parlamentari che erano a bordo della Flotilla, mentre gli altri attivisti e giornalisti non soltanto sono trattenuti illegalmente e senza nessun rispetto del diritto internazionale, ma non è stato nemmeno consentito loro di parlare con i rispettivi avvocati.
Del resto abbiamo in carica un ministro degli esteri che dice in televisione che il diritto internazionale è importante “fino a un certo punto”. Ma se il diritto internazionale non è importante, esattamente a che serve avere un ministro degli esteri, istituzione che nasce appunto grazie all’esistenza del diritto internazionale?
Ma abbiamo anche un vicepresidente del consiglio e ministro dei trasporti, che vorrebbe precettare chi sciopera e che dice che è la Cgil che dovrebbe pagare lo sciopero perché l’ha organizzato, dimostrando una volta di più un’ignoranza del diritto e delle regole base della democrazia che porterebbe al dileggio in qualunque altro paese civile. E invece qui ti fanno ministro, per dire.
Ecco, ragazzi, facciamoci un favore: nessuna violenza, nessun danno, neanche un bicchiere rotto nelle manifestazioni di oggi. Ma non per altro: non voglio di nuovo Salvini in tv a “stigmatizzare i violenti” e a sproloquiare su quanto sia violenta la sinistra. Anche se in piazza scenderà anche gente di destra, di centro, incerta, astenuta: perché di fronte a più di sessantamila morti e a due anni di genocidio non ci sono bandiere di partito che tengano.
Mentre il presidente del consiglio dileggia lo sciopero dicendo che è “un weekend lungo”, dimostrando una carenza di argomenti più adatta al bar di quartiere che a Palazzo Chigi, tutta questa vicenda intrisa di sangue e di ingiustizia ha avuto almeno un effetto positivo: risvegliarci dal torpore. Perché tutte le armi di distrazione di massa non possono cancellare il nostro diritto di scendere in piazza, di difendere le idee e i principi su cui è fondato il vivere civile, di pensare con la nostra testa. E di tenere gli occhi aperti, sempre.
