Frah Quintale, “Amor proprio”: la recensione

È da oggi disponibile su tutte le piattaforme digitali “Amor Proprio” (Undamento/Warner Music Italia), il nuovo album di Frah Quintale. Il disco – disponibile in pre-order a questo link – arriva a distanza di tre anni dal suo ultimo ep solista Storia Breve (2022) e a due anni dal joint album Lovebars con Coez (2023), ed è stato anticipato dai singoli Lampo, uscito lo scorso giugno, e Lunedì blu, uscito il 19 settembre 2025.

A partire da oggi, 10 ottobre, l’artista incontrerà i suoi ascoltatori in occasione degli instore di Milano, Brescia, Bologna, Torino, Firenze, Roma e Napoli. Ad aprile 2026 sarà poi la volta del suo primo tour nei palasport italiani, prodotto da Live Nation, che toccherà le città di Milano, Firenze, Roma, Napoli, Padova e Torino. Amor Proprio si compone di undici tracce, che vedono la collaborazione di Colapesce in A prescindere, Joan Thiele in Occhi diamanti e Tony Boy in 1 ora d’aria 1 ora d’ansia.

L’album racconta un processo di crescita che nasce da una riflessione personale: la reale svolta nella vita arriva quando si impara a restare da soli e ad ascoltarsi. È un cambiamento che richiede tempo, ma è proprio in queste situazioni che riusciamo a distinguere ciò che realmente vogliamo e a diventare chi davvero vogliamo essere, senza il peso delle aspettative. 

Spesso cerchiamo la via più breve per ottenere la felicità, per guarire una ferita dell’anima, per colmare un vuoto, per sentirci allineati agli altri. Alcuni per esempio studiano facoltà che in verità non gli piacciono, altri ancora invece saltano da una relazione all’altra pur di non rimanere soli, per interesse, per abitudine, per distrazione o semplicemente perché qualcuno ha detto loro che si fa così. Senza essere ipocrita, mi sono ritrovato almeno una volta in una di queste tre categorie (ce ne sono molte altre) ma poi è successo qualcosa. Stare da solo mi ha insegnato a stare in silenzio, stare in silenzio mi ha insegnato ad ascoltarmi, ascoltarmi mi ha fatto capire meglio cosa voglio. Per quanto mi riguarda, l’amor proprio è fare qualcosa per se stessi indipendentemente da quello che il mondo si aspetta da noi, è un processo al quale serve tempo per instaurarsi, crescere e indirizzarci verso le persone che saremo. Una volta imparato a lasciarci trasportare, potremo andare esattamente dove vogliamo e le cose succederanno da sole, quasi per caso. Abbiamo tutti gli strumenti necessari per aggiustarci

Frah Quintale traccia per traccia

Questioni di nuvole e di buio, ma anche di amor proprio, in Né oggi né domani, che apre il disco con un rap abbastanza fitto, che poi si ammorbidisce in corso d’opera. Chitarra acustica e storie semplici per Lampo, una discesa senza freni che porta con sé ancora qualche sapore d’estate. Un addio combattuto sullo sfondo, mentre le tentazioni montano.

Ecco la voce di Colapesce nel primo brano tranquillo del disco, A prescindere: un affetto che dura anche “dopo” e un confronto tra voci molto differenti, su piani di malinconia tranquilla, in un brano decisamente cantautorale, in cui la strofa rap è un elemento non predominante.

Idee molto più urban ne La notte, che racconta di sparizioni nel buio: “senza di te/anche le stelle non sono niente di serio“. “La notte” si fa ritornello e propone ripetizioni percussive, per un brano che cerca di nascondere i propri rimpianti ma non ci riesce.

C’è un pianoforte quasi lennoniano in Lunedì blu, che affronta le tristezze che lasciano le estati che finiscono e gli amori che muoiono. Ecco Joan Thiele che si fa sentire in Occhi diamanti, che ha un’atmosfera molto Sixties, ambientazione da casinò monegasco, sapori vintage eleganti, anche quando parla di amore che fa buchi al petto.

Il mondo cade a pezzi e i soldi non sono la risposta a tutto, ci racconta 1 ora d’aria, 1 ora d’ansia, che vede la partecipazione di Tony Boy e il pianoforte a costruire un’introduzione, per un pezzo che in realtà diventa piuttosto torrenziale come un flusso di coscienza, per quanto svisato da autotune e pasticci di pronuncia.

Più dolce l’aria che si respira in Chiodi, minimale e acustica per quanto si parli di distanze, lacrime e mostri. Questioni di blocchi e di Vans in Gelato, che fa i conti con svariate temperature, in un brano quasi tropicale che parla di freddezze (e con doppia citazione di Dalla e di Nada piazzata lì come non parendo).

La breve Anni che non dormo si rivolge a qualcuno che evidentemente non c’è più e che si spera “guardi giù”. Si chiude con Non scendo più, morbida ma abbastanza decisa nell’autoaffermazione e nelle certezze costruite nel corso degli anni.

C’è una dinamica interna al disco che fa sempre i conti con l’Amor proprio, con l’autostima e i punti di riferimento: Frah Quintale fa i conti con se stesso e ci apre le porte alle sue riflessioni, confezionandole in modi pop e arricchendole con sonorità piuttosto variegate.

Il disco è breve ma piuttosto denso di concetti e di canzoni significative, testimonianza di un processo di maturazione che è ancora in corso ma che procede senza sosta. La penna di Frah si muove disinvolta lungo un autoracconto che suona sincero e molto intimo, ma anche artisticamente valido.

Genere musicale: hip hop, itpop

Se ti piace Frah Quintale ascolta anche: Coez

Pagina Instagram Frah Quintale

Iscriviti subito al canale Telegram di TRAKS 

Rispondi

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi