I Manifesti tornano con Piripi, Agente del Caos, il loro secondo singolo, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Dopo aver incuriosito pubblico e stampa con la pubblicazione del precedente brano su OnlyFans, la band sceglie ora di diffondere la nuova canzone “fino in Nuova Zelanda”, come dichiarano con la consueta ironia. L’idea nasce da un personaggio reale, trasformato in musa e alter ego narrativo, che incarna perfettamente l’anima giocosa e imprevedibile del gruppo.
Un brano nato per caso
Piripi, Agente del Caos ha una genesi diversa rispetto ai lavori precedenti. Non nasce nella saletta abituale del gruppo, ma durante una sessione improvvisata in una sala prove. Da quell’incontro casuale, raccontano i musicisti, è emerso “un brano assurdo e sgangherato, ma assolutamente vivo”. Piripi, figura simbolica e sregolata, si è così manifestato nel momento di maggiore necessità creativa, diventando protagonista di un racconto sonoro che riflette spontaneità e disordine vitale.
Psichedelia e follia controllata
Rispetto alla precedente Filastrocca, più orientata verso un suono ruvido e diretto, Piripi, Agente del Caos esplora atmosfere psichedeliche e dilatate. Batteria e basso creano loop ipnotici e ripetitivi, la chitarra alterna momenti di delirio solistico a trame più lisergiche, mentre la voce assume un tono ironico e caricaturale, da “pupazzo narrante”. Il risultato è una fusione di elementi che unisce punk, noise e immaginario surreale, ben rappresentato anche dalla copertina firmata da Carola Greta Mazzocchi.
Il caos come linguaggio
Il testo racconta la breve parabola di Piripi, un musicista tanto imprevedibile quanto inaffidabile, accolto e poi cacciato dai Manifesti, ma incapace di prendersela o di restare offeso. La sua leggerezza e il suo disordine diventano metafora di una libertà creativa totale, in cui l’errore e la distruzione sono parte del processo artistico. Come suggerisce il titolo, Piripi è e resterà un agente del caos — l’elemento instabile che alimenta la vitalità stessa della band.
