Cosa vuol dire amore è la domanda che D’Iuorno sceglie di lasciare sospesa, più che risolta. Il suo nuovo singolo attraversa il territorio fragile delle emozioni con la calma e la profondità di chi non cerca risposte definitive, ma il senso nascosto dietro le trasformazioni del sentire. Registrato presso Poggio La Pieve di Calenzano e accompagnato da un videoclip firmato Viral Production, il brano si muove tra intimità e verità, scavando nelle zone d’ombra di un sentimento universale.
Nel videoclip, girato tra paesaggi di pietra e luce, l’immagine di un uomo che si libera delle proprie maschere diventa metafora di autenticità. È un racconto visivo e musicale che si completa a vicenda, testimoniando il sodalizio ormai consolidato con Luigi Benelli di Maro e Marco Marroni.
Con questo singolo, D’Iuorno prosegue un cammino di riflessione iniziato anni fa e rinnovato nel tempo, tra l’esperienza con Giorgio Canali e la scrittura solitaria a Malta. Cosa vuol dire amore non offre risposte, ma invita a guardarsi dentro. Forse è proprio questo, suggerisce l’artista, l’unico modo per capire davvero cosa significhi amare. Lo abbiamo intervistato.
Cosa vuol dire amore nasce da una domanda che attraversa il brano dall’inizio alla fine. Quando hai sentito il bisogno di porla a te stesso in forma di canzone?
Forse da tutta la vita, ma è successo a gennaio 2025 quando me ne sono andato a Malta per tre mesi a “spurgarmi”, avevo bisogno di allontanarmi dal mio paese. Volevo stare da solo in un luogo dove non conoscevo nessuno per riscoprirmi lontano dalle solite abitudini.
Nel testo si percepisce una forte tensione tra fragilità e rinascita. Che rapporto hai con la vulnerabilità, come uomo e come artista?
Credo che le mie vulnerabilità come uomo si ritrovino nei miei testi e nelle mie canzoni. Per molto tempo ho avuto un rapporto conflittuale con le mie fragilità, davo molta importanza alle relazioni e ai rapporti in generale, forse troppa finendo poi per rimanerci male.
Con il tempo mi sono reso conto che certi aspetti riguardavano delle ferite personali mai cicatrizzate dovute alla mia storia famigliare. Oggi sto riuscendo a farci pace proprio perché ho compreso che quelle vulnerabilità erano mie e non si possono risolvere attraverso il rapporto con gli altri.
Il video mostra un uomo che si spoglia simbolicamente delle proprie maschere: quanto c’è di autobiografico in questa immagine?
La scelta del regista mi ha convinto in termini di messaggio. Devo dire che io non sono molto bravo a fingere, se indosso una maschera si vede. Di certo spogliarsi dalle convenzioni e dalla forma avvicina all’essenza, di questo ne sono sempre stato convinto ed è una sorta di barra dritta della mia scelta di vita.
Registrare a Poggio La Pieve ha aggiunto qualcosa di speciale al processo creativo?
Poggio Alla Pieve Relais è una location molto suggestiva, arredata da un’artista bravissima di nome Elena. Quando l’ho vista ho subito capito che aveva la giusta intimità per fare da contorno e non solo alla storia del brano.
In passato hai collaborato con figure importanti come Giorgio Canali. Cosa ti è rimasto di quelle esperienze nel modo in cui oggi affronti la scrittura?
Mi è rimasta l’unica cosa che ho sempre avuto, l’immediatezza e l’istintività. Giorgio Canali è esattamente questo e non solo, ha sicuramente rafforzato queste mie caratteristiche. Quando scrivo lo faccio sempre perché ho bisogno di depositare uno stato d’animo che mi tormenta un po’, quando l’inchiostro finisce sul foglio mi sento alleggerito, nel caso di Cosa vuol dire amore potrei quasi affermare di aver partorito…
Se dovessi rispondere ora alla domanda del titolo, con tutto quello che hai vissuto, cosa diresti che “vuol dire amore”?
Non lo so….. Direi dare valore a quello che c’è considerando la mancanza come parte dell’amore.

