Dopo una serie di singoli rilasciati negli ultimi mesi, tra cui Anti Anti, Canzone contro i bambini e Ungaretty, GattoToro, il progetto solista di Gabriele Tura, frontman de Le Endrigo, esordisce con il suo primo album QUANTI AMORI CHE HO, NESSUNO CHE CAPISCA UN ACCIDENTE (Woodworm/Universal).
Registrato da GattoToro e Matteo Grasso, con la collaborazione di diversi amici, tra cui Giovanni Pallotti, che ha prodotto uno dei brani dell’album Baci dopo scuola, il disco è un concentrato di canzoni d’amore, anche se raccontate in modo del tutto improbabile, perché nate da una serie di sfighe.
L’amore va male, finisci a vivere su un divano, fai il barista nella città in cui sei andato a fare il cantante. Arriva l’estate, i bar chiudono e ti ritrovi dopo tanto tempo a scrivere. Magari non resisti più e fai un disco. Magari molli tutto e torni a fare l’unica cosa che ti serve davvero: voce, chitarra e suonare ovunque
GattoToro traccia per traccia
Finalmente quello di cui avevamo veramente bisogno: il disco si apre con Canzone contro i bambini, brano (semi)serio con voce, pianoforte e alcuni paradossi. Che poi, paradossi: l’odio per i bambini è vero e tangibile, e tutto sommato anche abbastanza motivato.
Apertura morriconiana per Sono un coglione, che parla di nuovo di bambini, o meglio di un bambino specifico, cioè l’artista: ricordi d’infanzia e di scuola che partono piano e poi s’incazza tutto di un botto. Divertente e toccante a un tempo.
C’è un elenco di azioni non proprio intelligentissime in Ecco sì, quella lì è stata una cosa stupida, ballad morbida da songwriter anglosassone. Che ecco, magari non sarebbe stato però altrettanto attento alla politica italiana e alla intitolazione degli aeroporti. Alla fine tutto si riduce all’inutilità delle nostre esistenze.
Insieme al resto del gruppo ecco Anti Anti, che recupera un po’ della canzone ironico/sardonica tradizionale che è sicurament nel dna delle Endrigo. La serie di “anti” è preceduta da istanze narrative e da un “che minchia vuoi da me?” che regge insieme tutto il brano.
Quasi title track Baci dopo scuola, nel senso che contiene l’affermazione che funge da titolo al disco: altri ricordi, sparsi su qualche decennio di vita, con alcune costanti. La musica accompagna morbida, con coretti, in una specie di acquerello nostalgico ma non disperato.
Ritorno al Villaggio Sereno si fa con voce e chitarra e con una certa frustrazione da convogliare in un brano ricco di amarezze e di ricordi non necessariamente piacevoli. Il pathos rimane costante per salire all’improvviso verso il finale del brano.
Chitarra e voce (alta) anche Mille idioti di morire, che nasce dall’aneddotica per scendere sul personale e perfino per trovare una speranza. Breve e dolce la filastrocca che si incontra in Otto piccole bugie (e due grandi).
Si va in acustico anche per Ragazza Pacciani, curioso ritratto di donna che ha giusto un pochino di attrazione per i serial killer, e che inevitabilmente cattura il narratore, fino al twist end quasi inevitabile.
Parla di cruciverba (ma anche di culi) Bartezzaghi, brano che va inaspettatamente in rock’n’roll, affrontando una serie di interrogativi che sforano tranquilli nel surreale. A chiudere ecco Canzone di San Valentino, teoricamente registrata live a Bologna l’ultimo 14 febbraio (anche se poi dalla resa sonora si direbbe reincisa). Un’ultima ballad amara e tagliente, autobiografica e sincera.
Strano e sghembo come da attese, l’esordio solista di GattoToro/Gabriele Tura è anche molto coinvolgente e personale. La scrittura è sempre particolarmente creativa e la libertà artistica piuttosto sfrenata. Rispetto al lavoro con Le Endrigo qui le canzoni “cantautorali” sono leggermente in numero maggiore ma di fatto non si esce di tantissimo dal contesto della band.
Curiosa l’omissione in tracklist di Ungaretty, feat. con Giancane pubblicata poco prima dell’uscita dell’album (ma ci sarà sicuramente una ragione intelligente), ma anche così il disco è molto significativo e offre uno sguardo curioso, spesso divertito, nella mente di GattoToro, alla scoperta di una serie di concetti assolutamente imprescindibili, dei quali non sapevamo di aver assoluto bisogno.

