Il brano Amanda Lear segna il ritorno dei Fuoricentro con un singolo che intreccia omaggio artistico e analisi del presente. Il progetto guidato da Maurizio Camuti sceglie di evocare una figura simbolica della creatività libera e multiforme per riflettere su un contesto sociale che appare oggi irrigidito, complesso e segnato da un senso diffuso di incertezza.
Un tributo che diventa chiave di lettura del presente
Il punto di partenza di Amanda Lear è l’immagine di un’artista capace di rappresentare leggerezza, gioco e libertà espressiva. L’epoca a cui rimanda è quella della cosiddetta Milano da bere, un tempo caratterizzato da fiducia collettiva, aspettative di crescita e un clima culturale dinamico che favoriva la sperimentazione. Questa cornice storica diventa un elemento di contrasto con l’attualità, dominata da temi come guerre, crisi ambientale, impoverimento sociale e solitudine.
La scrittura del brano collega due dimensioni: da un lato l’eredità creativa che ha alimentato per decenni arte, scienza e comunicazione; dall’altro una quotidianità segnata da frammentazione e iperconnessione. La distanza tra questi due poli diventa il terreno su cui la canzone costruisce la propria riflessione.
Questo brano rappresenta un focus sui giorni nostri, sul non senso delle guerre e auspica un ritorno a quella serenità di cui l’umanità necessita, per potersi concentrare sulle vere priorità di un pianeta in caduta libera, soprattutto a causa del cambiamento climatico. Il giardino dell’universo, maltrattato dai suoi abitanti inconsapevoli. Torna tra noi mortali, cara Amanda Lear.
Sguardo critico e tensione poetica
La prospettiva adottata da Amanda Lear non si limita alla nostalgia, ma prova a leggere il presente attraverso una figura che diventa simbolo di ciò che oggi sembra più difficile da ritrovare: spensieratezza, immaginazione e un approccio aperto al cambiamento. Il brano suggerisce che la perdita di questo patrimonio culturale abbia contribuito all’impoverimento dello sguardo collettivo, accentuato dalla velocità degli scambi digitali e dalla saturazione informativa.
Il risultato è una narrazione che unisce memoria e desiderio di rinnovamento, chiedendosi se sia ancora possibile recuperare quella creatività che ha definito intere generazioni.
Una band radicata nel racconto sociale
I Fuoricentro, attivi dalla prima metà degli anni Duemila, hanno costruito un percorso in cui le sonorità pop rock si intrecciano con temi che indagano dinamiche sociali e culturali. Nel loro repertorio emergono brani dedicati all’omofobia, alla violenza sulle donne, alle disuguaglianze, alla sperimentazione animale e al cambiamento climatico, oltre a composizioni che celebrano il legame con Milano, città che ha riconosciuto il valore del progetto concedendo il patrocinio per un loro brano dedicato al capoluogo.
La pubblicazione di Amanda Lear si inserisce con coerenza in questo percorso, confermando la volontà della band di utilizzare la musica come spazio di riflessione e come strumento per interrogare l’attualità.

