Supervulkan, “Volume”: la recensione

Supervulkan

Volume è il disco di debutto dei Supervulkan, un concentrato di energia e intensità. L’album esplora l’impatto fisico del suono attraverso ritmiche travolgenti, chitarre sature e muri sonori imponenti, fondendo melodia e rumore, caos ed emozione in un equilibrio istintivo e viscerale.

I Supervulkan intrecciano la malinconia e le atmosfere sospese dell’emo, shoegaze e alt rock italiano anni ’90 con doom, noise e post-metal, dando vita a un linguaggio personale e riconoscibile. Volume è un’esplosione di suoni e sensazioni che afferma con forza l’identità della band.

Supervulkan traccia per traccia

Parte da lontano il movimento che caratterizza Notte nell’ontaneto, con una crescita visibile e piuttosto impetuosa, ma senza perdere le staffe. Il cantato arriva quasi di soppiatto, oltre la metà del brano, in modo non invadente ma insinuante. Finale piuttosto clamoroso, ma graduale.

Si entra poi nell’Impero dei sensi, che racconta un po’ per volta, allineandosi con le volontà della chitarra. Il passo del brano è piuttosto imponente, il ritmo è continuo ma incontra pause e ripartenze, sempre mantenendo un certo aplomb generale.

Molto tempestosa l’introduzione di Icaro incandescente, che sfocia quasi nel noise, saturando gli spazi con vibrazioni di molti generi. Dopo Cristallomanzia, breve intermezzo di passaggio, si approda a Banshee del fuoco, che mantiene una certa carica dinamica e rumorosa. Il cantato è malinconico ma il brano rimane molto elettrico.

Più desolati gli spazi attraverso i quali si muove Paradìsarheimt, che viaggia a ondate di potenza, che si infrangono su un altrettanto potente muro del suono.

Leggermente più melodica l’aria in Mercuriocromo, che offre spazi di meditazione in un percorso comunque incendiario. Si parla di amore e di armonia in una molto aggressiva Yugen, che sembra ambire a una certa capacità di volo e di spazi siderali, pur rimanendo ben ancorata a terra per il lavoro della sezione ritmica.

Molto martellante e qui e là anche dissonante Spada di luce, figlia del metal e del post rock. L’ultima tempesta si celebra con Sol invictus, che alterna momenti noise con altri più liberi e fluidi.

Qualche imperfezione da limare qui e là, ma il progetto dei Supervulkan è con tutta evidenza sincero e potente, con ottimi margini di crescita e una certa plasticità di fondo che li può portare in direzioni diverse, con risultati sicuramente interessanti.

Genere musicale: alternative metal, shoegaze

Se ti piacciono i Supervulkan ascolta anche: Poets Were Wrong

Pagina Instagram Supervulkan

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