Presentandosi come un gruppo di “sperimental pop leggero”, i napoletani Camera Magmatica hanno pubblicato L’arca, raccolta di sette brani influenzati dal jazz, con la chitarra spesso protagonista.
Camera magmatica traccia per traccia
La prima traccia è Il Folle, che ha un incipit di organo e svariati movimenti sinuosi nel proprio percorso. Le tastiere regalano sapori in grado di cambiare da momento a momento.
Si scava maggiormente nella ritmica e negli atteggiamenti figli del jazz con Congegni rotti, che fa perno su un notevole lavoro di basso e su una chitarra ovattata ma scintillante. Il cantato si fa concitato, richiama qualche paragone (gli interpreti del jazz-blues della storia napoletana, per esempio, ma anche qualche spuntatura di Alberto Fortis).
Piuttosto baldanzoso l’attacco di Girotondo, che invece si perde in meandri più rallentati a metà canzone, rivelando qualche influenza di tradizioni orchestrali più barocche.
Ci si sposta su piani astrali con le tastiere di Onesti, cui si accoppiano presto sei corde gentili. Poi con un passaggio oscuro che conduce sui tasti del pianoforte la canzone cambia umore e si rabbuia. Si chiude con notevole assolo di chitarra.
Aria differente quella di Palo, anche se la chitarra, protagonista del finale precedente, prosegue nell’accentrare su di sé e sul proprio mood morbido l’attenzione in questo strumentale, in un pezzo che corre a una certa velocità.
Il cantato ritorna con Non sono membro, soffice ballata dai toni smorzati, con una tendenza alla filastrocca nel testo e con qualche altro scintillio blues della chitarra. Chiusura affidata a Santa Maligna, che passa al napoletano per un pezzo di intensità notevole.
La proprietà nell’uso degli strumenti, la qualità dell’ispirazione, la capacità di pensare in modo non sempre lineare fanno dei Camera Magmatica un gruppo molto interessante e de L’Arca un progetto interessante e ricco.
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