Diego Palazzo, uno delle due colonne portanti degli Egokid e polistrumentista dei Baustelle, pubblica un disco a proprio nome. Il titolo è Prima perché è la prima volta da solo. Con l’aiuto di Giacomo Carlone, già batterista degli Egokid, qui in veste di produttore, Diego realizza un’idea che lo attraeva da tempo. Partendo da presupposti electro e techno, Palazzo torna alla forma canzone tradizionale, acquistando suoni e idee lungo il percorso. Il disco, composto da nove pezzi, è uscito per Dischi Blu.
Palazzo traccia per traccia
Si inizia con il mantra di Non ho più paura, traccia elettronica piuttosto ipnotica ma mai spenta. Battiti più robusti quelli de L’ultimo individuo, in cui si indovinano scie che riconducono al synth pop dei primordi, riletto però secondo stili più italiani. Come stai si rivela piuttosto sommessa, quasi subacquea.
Single fa entrare un’aria più leggera e anche più ironica. Per miracolo propone alternative più anarchiche, in cui il lato elettronico si fa più invadente. Distante si disegna su un beat continuo e consistente. Il pezzo è tra i più insinuanti del disco, con qualche risvolto ambiguo sottolineato dal testo come dal sound.
In macchina, che segue, è probabilmente il pezzo dal carattere più drammatico dell’album. Sonorità cupe e una storia che parla di amanti sospesi di fronte a un baratro, non necessariamente metaforico. Battiti ancora consistenti quelli di Sabotaggio. Si chiude sui panorami vasti e sulle tematiche di viaggio affrontate da Un mondo senza fine.
Esperimento interessante, quello di Diego Palazzo, che trova una forma possibile per la propria sensibilità e le proprie idee. Il tappeto elettronico non è quasi mai troppo invadente e lascia molto spazio alla voce. Il disco, confezionato con intelligenza, si fa ascoltare senza sforzo.

