Nuovo disco per i Julian Mente: Non c’è proprio niente da ridere mette insieme emocore, punk, noise, wave. Dodici tracce di notevole durezza, con testi in italiano spesso altrettanto spietati. Poca speranza ma molta energia nel disco della band.
Julian Mente traccia per traccia
La partenza non è tranquilla: Mentre lei dorme riporta alla mente episodi contrastati di certo rock italiano e internazionale degli anni Novanta, condito da abbondanti dosi di vigore e rancore e chitarre elettriche. Terra-cielo abbassa leggermente il ritmo ma non il livello di aggressione, seguendo archi disegnati dalle sei corde.
Stare bene oggi accoglie vaste dosi di malinconia nel proprio tessuto; il pezzo è stato scelto come singolo di apertura del disco, benché non assomigli proprio al classico singolone solare e ottimista. Ma del resto è difficile trovare il sole nelle canzoni dei Julian Mente: più facile cercare in vicoli bui, per esempio quelli di Se solo tutti noi, punteggiata da inquietanti suoni argentini, prima di immergersi in ruvidezze quasi industrial.
Ritmi strani quelli di Il tasto off, che cambia faccia qualche volta, portando alla superficie parecchia sostanza rumorosa e viva. C’è vicinanza con qualche idea dei primi Marlene, ma la coniugazione di queste idee è del tutto personale. Tonnellate di buoni sentimenti sono bruciate nel falò acceso da Le belle giornate, distruttiva a ogni strato, sia che si parli di suono, sia che si esamini un testo di violenza considerevole.
Spesso anche la voce è utilizzata come strumento contundente, nell’arco del disco. Ma capita anche qualche piccolo ammorbidimento, come quello all’inizio di Maledico, anche se il pentimento elettrico arriva piuttosto presto. Particolarmente martellata Se chiudi gli occhi, che però ammette al proprio interno anche qualche oasi simile al math.
Nessuna possibilità di equivoco nella tiratissima Porno, cui per opposizione segue una più tranquilla Farfalle nello stomaco: non che ci si fermi a meditare, ma il pezzo ha brani lirici ed è quasi una ballad, almeno a giudicare dagli standard del gruppo. Lo squallore disgraziato parte piano, ma presto arriva un cantato adirato a spazzare via le residue tracce di dolcezza. Si chiude con Ottomila: introduzione sussurrata che fa pensare ai CSI, esplosioni poco controllate a seguire.
Notevole disco quello dei Julian Mente, ricco di rabbia ma anche di idee. Livelli di energia importanti si spendono all’interno di brani che sembrano voler divorare l’ascoltatore, di tanto in tanto. Quando ci si riprende dal pugno dello stomaco, ci si rende conto di quanto sia degno di attenzione il disco.
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