Davide Iodice, “Davide Iodice”: la recensione

davide iodiceDavide Iodice concentra il proprio percorso artistico nello studio della musica classica ed elettronica. Questo dualismo si avverte bene nel suo disco d’esordio, omonimo, uscito per Seahorse, che cerca di coniugare le due anime.

Tra le esperienze del musicista spicca la collaborazione con l’Orchestra Sinfonica Bulgara in cui si trova ad affrontare tematiche di musica classica mista ad elettronica. Il suo lp nasce dalla collaborazione con Gionata Bettini di Noise Cube un concentrato di musica elettronica e armonie oniriche.

Davide Iodice traccia per traccia
Con un ingresso a effetto, si parte con The End, che apre solo voce e poi aggiunge un ricco background elettronico a corredo di un pezzo dal passo cadenzato. Pop più o meno indie ma sofisticato quello di Credere, che fa pensare a svariati modelli (dai Bluvertigo a Giuni Russo) con voce femminile dai caratteri lirici a completare un quadro teatrale significativo.
Anche Vivaildì ha aspetti curiosi e sorprendenti, e continua ad assecondare una tendenza melodica di base molto tradizionale e antica, coniugandola però con sonorità synth ed electro piuttosto tirate.

Ti cercherò confonde i ritmi e i livelli, offrendo discorsi mobili e attitudini sdrucciolevoli. Nuovi e importanti interventi di voce femminile lirica nella seguente Yu-gen, sempre adagiata su un ricco tappeto elettronico. Al contrario Fiandre si pone su posizioni più minimal e intime. Almeno fino a un finale molto più vicino al parossismo.

Qualche eco, inevitabile, di Battiato si manifesta all’interno di Segesta, in un pezzo che punta su una struttura pop ma anche su un background sonoro sostanzialmente noise. L’ombra del maestro catanese è visibile anche alle spalle di Spiagge, di nuovo intima e sottile.

Più disordinata Delirica, che fornisce qualche forma al caos (però hybris pronunciato “ibris” non si può sentire). Si chiude con Wasting my time, nuovo percorso electro con ritmi contenuti  ma una certa inquietudine diffusa.

Disco interessante, quello di Davide Iodice, che affronta i rischi dell’eccesso di eccesso di intellettualismo con l’uso di sonorità contemporanee e idee pop. Un discorso di mescolanza che rende l’album degno di attenzione.

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