TRAKS ti offre cinque nuove recensioni in breve: come al solito puoi trovare dischi che forse ti eri perso.
Descent into Maelstrom, “Descent into Maelstrom”
Con un progetto partito a settembre 2016 e portato avanti da Andrea Bignardi, Descent into Maelstrom si colloca nella zona che sta tra il death e il black metal (non che noi abbiamo mai capito seriamente la differenza). Il nuovo disco, omonimo, mette in evidenza drumming e chitarre, oltre a una voce particolarmente cavernosa, a partire da Everything Against, la prima traccia. Ignis Fatuus la prende più alla larga, ma l’esito è piuttosto consistente e potente alla stessa maniera. Arpeggi moderati annunciano Innerwhere, ma è una moderazione di breve durata. Passo marziale per Storm and Assault, mentre Castle of Otranto si diffonde in strutture che viaggiano verso il barocco e il progressive metal. Le tracce finali, compresa la title track, esplorano ulteriormente le medesime sensazioni sonore, per un risultato complessivo molto compatto.
When Due, “Pendolo”
«Abbiamo affidato il nostro tempo alle oscillazioni del Pendolo per scandire meglio l’incedere della vita umana, l’alternarsi delle stagioni, l’ondeggiare dell’emozioni. Quindi abbiamo deciso di comporre qualcosa che possa far assaporare la danza primordiale, la quale possiamo solo limitare, ma non eliminare». Gli When Due pubblicano Pendolo, cinque tracce (più un continuous mix) che fanno perno su un sound elettronico dalle molte sfaccettature. Si parte con Eka, pezzo che gira su un loop insistente ma poi lascia entrare sensazioni più sfumate. Dvau condivide le sensazioni ma innesta marce più alte per quanto riguarda il ritmo. Trayas aumenta il livello di intensità collocandosi tra techno ed electro rock. Avallamenti più oscuri attendono in Catvàras, mentre il discorso si chiude con Pañca, altro viaggio con cambi di ritmo. Un ep “continuo” con temi sviluppati in profondità, che rivela una costruzione di pensiero molto solida alle spalle del lavoro degli When Due.
Faine, “Pillole di House”
Esce per Cookmusic Pillole di House per il progetto Faine: composto da sette brani realizzati dal producer e sound designer Angelo Elle che spaziano dalla pop music alla french house. Viaggi, città, drum machine e synth dislocati in camere d ‘albergo sono alla base di questa produzione che sintetizza il lavoro svolto in questi anni fra singoli e video ben recensiti dalla stampa di settore, inseriti in raccolte Indie Music (1M Next Compilation 2015, La Fame Dischi 2016) e in rotazione radiofonica (Radio Capital 2016). Si apre con To Chicken Out, cantata in italiano e con voce “virata”, parlando di certe tendenze modaiole. Più curiose le tematiche di Killy, che porta esempi concreti delle abitudini sessuali della ragazza di Faine. Coccoina gioca con le sonorità elettroniche per un pezzo ritmato e incalzante. Dio è gay conferma la propensione provocatoria, immersa in ritmi da dancefloor. La molto rapida title track Pillole di House lascia spazio alla più moderata (dal punto di vista sonoro) Una settimana a Milano, prima che Affittasi, che apre con un riff stonesiano, chiuda il discorso. Faine dimostra di essere perfettamente a proprio agio con i mix di suoni contemporanei, giocando senza sforzo e ottenendo canzoni molto vive.
Mistakes, “Our Own Way”
Dopo il primo demo “Lights and..” pubblicato nel 2015, Our Own Way è il nuovo ep dei Mistakes. La giovane e scatenata band punk-rock di ventenni milanesi è in attività dal 2013, anno in cui la formazione si consolida nel power trio formato da Giorgio “Joe” Cataldo, Giorgio Sudati e Riccardo Berticelli. Nel 2015 la band acquisisce esperienza sul palco e dopo il primo ep partecipa al contest «Rock In Park» dove raggiungono le semifinali. Pezzi come Blame it on the morning e Could be the day mostrano come la band si diverta a seguire il canovaccio punk con escursioni nel pop. No Name alterna chitarre appuntite con sonorità più morbide. Pezzi come Put into Gear e Sons of the Sky completano il quadro, rivelando un’attitudine sempre e comunque fresca del terzetto.
Dobermann, “Pure Breed”
Uscito da qualche tempo, Pure Breed è l’ultim
o album dei Dobermann, una delle realtà più attive in Europa, con oltre 500 concerti suonati in tutto il continente in 4 anni. L’album è stato prodotto da Fabio Trentini, in precedenza produttore di Guano Apes e H Blockx, e annovera come special guests, l’ex chitarrista dei Guns N Roses Bumblefoot, e la leggenda dell’underground americano Adam Bomb. Pezzi come War Thunder si ricollegano all’universo dell’hard rock, con uso molto esteso della chitarra. Ma del resto una chitarra fiammeggiante si spesso nel disco, per esempio in Taking Out the Takes, che sembra più vicina a un’estetica metal 80s. Pezzi come la title track lasciano vedere le radici blues della band, mentre I fucking hate drummers permeano di ironia le sonorità chiaramente metal. I pezzi si susseguono con episodi come Hometown che mette in evidenza soprattutto il drumming. Chiude una zeppeliniana (almeno in parte) Magic Mountain. Buona cultura rock e buona esecuzione contraddistinguono il robusto disco dei Dobermann, con caratteristiche che indubbiamente risaltano ancora di più nella dimensione live.

