The Ghibertins, “The Less I Know The Better”: la recensione

the ghibertinsNati nel 2012 a Milano, The Ghibertins si sono fatti spazio piano piano a colpi di singoli e premi. Oggi la band, portatrice di un sound che pesca da folk, rock e blues, e che ha avuto anche significativi contatti e collaborazioni con Alberto N.A. Turra, pubblica The Less I Know The Better, disco da undici tracce.

The Ghibertines traccia per traccia

La prima traccia del disco, Madness, apre lo sguardo sulle canzoni iniettate di folk e di blues dei Ghibertins. A seguire ecco la più intensa, melodica e dolorosa Carnival, che allarga le sonorità con gli archi.

Breathe for me si articola su un cesello iniziale di chitarra e su un’atmosfera minimal, che piano piano acquista ritmo e volumem finendo con ritmi quasi da dancefloor.

Pianoforte e una voce palesemente addolorata sono gli ingredienti base di Let ‘em Dance: la parte finale del pezzo lascia trasparire qualche influenza indie.

In I’m War la voce si fa più ruvida, si accompagna all’organo, a un drumming rumoroso, a chitarre che fanno giri larghi e a un atteggiamento blues. Contrasti fra il drumming, molto deciso e determinato, e la leggerezza degli archi causano stati di tensione all’interno di The Less I Know The Better, la title track. In My Hands (pop song) in realtà si allinea ancora di più alle linee direttive di un robusto blues elettrico, emergendo come una tra le canzoni più spiritate dell’album.

Facing a Loaded Gun invece fa perno su ritmi più alti e qualche influsso di dance “classica” che si fa spazio tra chitarre elettriche molto intense e un cantato ancora una volta piuttosto ruggente. Where Are We Now? parte parlando di bombe a frammentazione, in un pezzo molto intenso e particolarmente sentito, con intervento finale della tromba.

Tutt’altra atmosfera, quasi da fanfara di paese, quella di No Way, in cui le attinenze con il folk emergono in pieno. Si chiude con There’s No Doubt About It, ballata sentimentale che chiude con pianoforte e cuore in mano.

Un disco “classico” per The Ghibertins, che non pretendono di inventare nulla ma che confezionano un disco significativo e ricco di sentimento.

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