Esce a giugno How We Fall, il nuovo album di J. Peter Schwalm. Così lo racconta il comunicato stampa: “Più coerente che mai, nel suo nuovo album “How We Fall”, Schwalm crea sculture sonore che trascendono le categorie più comuni. Le loro strutture possono assumere forme ruvide o dolcemente curve, dispiegare effetti associativi o contemplativi e possono anche far rabbrividire l’ascoltatore. La sensibilità di Schwalm per le sfumature, gli archi di tensione e i suoni individuali si basa sul talento e su un’esperienza pluriennale”.
Il suo ultimo album prima di questo nuovo How We Fall, intitolato The Beauty Of Disaster, risale alla primavera del 2016. Poi, nell’autunno 2016 una svolta nella sua vita, un’esperienza esistenziale che ha lasciato tracce profonde: al musicista (nato a Francoforte sul Meno nel 1970) viene diagnosticato un tumore cerebrale, che deve essere rimosso chirugicamente.
Durante l’intervento la procedura si dimostra però impossibile e Schwalm viene sottoposto a chemioterapia. Nel corso dell’anno successivo il nostro si rimette al lavoro su una serie di pezzi che inevitabilmente riflettono stati d’animo quali irrequietezza, paura, disperazione e rabbia, mentre lo sforzo artistico è concentrato nella capacità di elaborare queste emozioni in suoni astratti. La ripartenza dopo la pausa per malattia non è stata facile.
“Nelle prime settimane dopo l’operazione, ho ascoltato il mio archivio per distrarmi e ispirarmi. Ho iniziato a progettare miniature al pianoforte, sviluppando armonie che ho poi trasferito alle mie macchine. Mi sono però reso conto che dovevo riscoprire parti della mia attrezzatura perché non ne ricordavo tutte le funzioni”.
Questo si spiega in parte con il fatto che il musicista tedesco ha negli anni utilizzato tecniche avanzate e molto particolari, alcune delle quali da lui personalmente sviluppate e insegnate in occasioni di festival e seminari in tutto il mondo. Nel corso del tempo, Schwalm ha trasformato le sue idee originali, ha variato e ampliato la gamma dei timbri delle sue composizioni fino a rendere irriconoscibili gli strumenti di cui si avvale.
“Durante il processo mi sono reso conto che ci sono paralleli tra le mie esperienze personali e le mie emozioni e l’attuale situazione sociale e politica nel mondo”, aggiunge Schwalm. Questo pensiero lo ha portato a scegliere per alcuni pezzi del nuovo album titoli che assomigliano in modo ingannevole a dei termini inglesi. “Altri sono invece nomi di veri villaggi tedeschi, luoghi appartenenti a un’area scelta dal comando militare americano durante la Guerra Fredda come zona di eventuale sgancio di armi nucleari, per prevenire possibili attacchi sovietici che tentassero di occupare la Germania” spiega Schwalm, che proviene proprio da questa regione, chiamata “Fulda Gap” (Varco di Fulda).