Si chiamano Chesterpolio e non sono propriamente esordienti: hanno anzi pubblicato un paio di album, l’ultimo dei quali, Locus, è uscito nel febbraio scorso. Due chitarre e batteria, la band include Magro (chitarra), Mone (batterista dei Cosmetic, ma qui suona la chitarra) e l’artista digitale Seba (batteria).
La band suona rock, math rock, post rock e parecchie altre cose, tutto con proprietà e inventiva. Ecco come si raccontano nell’intervista che abbiamo fatto loro.
Come nasce la band? Come si è sviluppata la vostra storia fin qui? Che cosa significa Chesterpolio?
La band nasce nel gennaio del 2005, a causa della noia comune per le cover band, nelle quali militavamo tutti e tre. Siamo stati gli stessi tre dal 2005, basso, chitarra e batteria, fino al 2009 dove il bassista Luca decide di lasciare il gruppo, e subentra poco dopo Simone che impone una seconda chitarra annullando il basso.
Sebastiano (batteria) si dilettava anche nel disegno e illustrazioni, da una di queste, prese vita il signor Chester Polio, strano personaggio senza testa, al quale si affezionarono tutti e tre, al punto di dedicarne il nome del gruppo.
Una domanda che non bisognerebbe mai fare a una band di musica strumentale, ma ve la faccio lo stesso perché sono curioso: la scelta del “totale strumentale” è programmatica, oppure avete provato a interagire con qualche cantante e non vi è piaciuto il risultato?
Tranquillo, ci conviviamo con questo tipo di domande, per noi è stata una scelta programmatica, dovuta dal fatto che nessuno dei tre avesse mai preso in mano un microfono, e mai voleva farlo, ma anche dall’amore per molti gruppi del genere.
Citate fra le vostre influenze math rock, post rock e anche psichedelia. Mi sembra però di avvertire una sorta di corrente sotterranea melodica piuttosto forte nei vostri brani. Persino, senza offesa, un po’ romantica. Quali sono i vostri ascolti abituali e quali le fonti di ispirazione?
Sinceramente non sappiamo da quale genere deriva il nostro sound, ma è chiaro che gruppi come Explosion in the sky, Russian Circles, Pelican, ma anche Shellac, One dimensional Man, Battles hanno influenzato il nostro modo di comporre musica.
Per quanto riguarda i nostri ascolti abituali siamo tutti e 3 seguaci di Primus, Zu, Rosolina Mar (tornate vi preghiamo!), Don Caballero, Lightining Bolt, Tera Melos e mille altri, che come al solito quando li devi elencare non ti vengono mai in mente.
Mi incuriosiscono molto anche i titoli delle vostre composizioni: “Tiro curvo” è ispirato al baseball? Chi è “Cavallo Sam”? E da che tipo di mostro da videogame, però d’autore, è “Doom Backy”? E soprattutto, chi è quest’amico con lo gnu?
E qui ti volevo! Alcuni titoli derivano da caratteristiche all’interno del pezzo, come per esempio Cavallo Sam che contiene una cavalcata finale degna di Sam, Doom Backy perché contiene pezzi vagamente doom e proprio mentre stavamo decidendo il nome è apparsa una cassetta di Don Backy, quindi…
Poi per Tiro Curvo, Gnu dell’amico e amico dello Gnu, sinceramente sono tutte frutto delle fandonie astratte di Sebastiano, che però dopotutto si addicevano bene al pezzo.
Il vostro ultimo disco, “Locus”, è uscito nel febbraio scorso: avete già pronto altro materiale per una nuova futura uscita oppure siete concentrati sulla promozione dell’ultimo lavoro?
Ancora niente di solido in mano, anche perché fino a gennaio ci concentreremo sulla promozione del disco, ma la voglia di creare nuovo materiale è tantissima, quindi aspettateci!
Ed ecco un video con il making of del disco:
