Mescolando tutti i punti cardinali, Catacassc è il notevole esordio de La Bestia Carenne, di cui abbiamo parlato in questa recensione. Dal folk alla canzone tradizionale al rock, i colori del disco traspaiono dall’intervista che abbiamo realizzato con la band.
Mi raccontate la storia della vostra band?
Carenne questa volta è un minatore della provincia settentrionale dello Shanxi. Era mattina presto e si lasciava alle spalle le prime finestre illuminate a far sciogliere la brina.
La miniera di carbone era poco fuori il paese e quel giorno tutto poteva aspettarsi di trovare accucciato nel carrello trasportatore fuorché un piccolo pupetto abbracciato al suo fratellino.
In un viaggio di trentadue ore lungo i binari che dalla città di Datong vanno verso il lago Daihai, insegnò ai bambini il valore della forza, la forza della fame ed il rispetto della lontananza. Carenne suona a meraviglia il suo guanzi e la sua musica è musica per tutti.
Vi siete formati nel 2011 ma arrivate soltanto oggi a un lp intero: quali sono le ragioni di questa attesa e quali i vostri ritmi creativi?
CATACATASSC’ è si il nostro primo album ufficiale ma non è il nostro primo lavoro. Nel 2011 infatti abbiamo registrato e pubblicato (autonomamente) “ponte”, un ep di 7 tracce che ha dato il via al nostro progetto.
Ci piace davvero tanto sottolineare quanto Catacatassc’ sia solo una tappa del nostro percorso, una sosta. Abbiamo comunque ritmi creativi abbastanza frenetici e già ora abbiamo idee e materiale per quello che sarà il nostro prossimo disco. Ci auguriamo di registrarlo quanto prima. Verrà il momento giusto anche per questo.
Mi sembra, banalizzando un po’, che le vostre canzoni siano attratte sia da influenze “occidentali” (americane soprattutto) sia “orientali”, intendendo con questo sonorità gitane, ma ispirazioni letterarie provenienti dall’Est europeo e dalla Russia in particolare. Ci sono andato vicino? Vi sentite un po’ “scissi” da questo punto di vista?
Ci sei andato molto vicino. Il folk e il country statunitense sono influenze evidenti in Catacatassc’. C’è però da dire che siamo attratti da milioni di cose e che siamo scissi in un infinità di parti, di volontà, di tensioni, di pulsioni e pulsazioni e di vergogne.
E si, c’è anche un po’ di Russia, c’è Vladimir Vysotskij che, per quanto ci riguarda, è uno degli autori e una delle voci più significative della musica moderna.
Già prima di questo disco avete mietuto riconoscimenti e premi. Quali sono le vostre aspettative per questo disco e quali sono state le prime risposte?
Questo disco è stato co-prodotto assieme ai nostri fan su Musicraiser. L’aver raggiunto il 273% della quota stabilità per la produzione è stato già un grossissimo risultato, un segnale importante: le cose potevano andare bene. E stanno andando davvero molto bene.
Con la Bulbartworks e la Young Bride, la nostra etichetta e il nostro ufficio stampa, siamo riusciti a mettere su un tour promozionale fittissimo di concerti. Al momento abbiamo circa 40 date in tutta Italia. Sembra scontato dirlo, questa è la parte più importante nonché la più divertente per un musicista.
Le nostre aspettative sono poi misurate al nostro lavoro, al nostro presente e al nostro percorso. Questo ci permette di lavorare serenamente.
Ecco, “lavorare”, perché per noi la musica è prima di tutto un lavoro. Le nostre ambizioni sono sopratutto misurate a questo.
Personalmente sono sempre incuriosito dalle canzoni a tematica “marinara”: come nasce “Billy il mezzo marinaio”?
Il modo in cui nasce Billy è curioso e credo sia una buona misura per sbirciare negli abissi oceanici dell’atto creativo. Dico sbirciare perché come in ogni profondità il buio è fitto e sfugge sempre l’essenziale, forse è bene che sia così.
Facciamo in questo modo: vista la mia indole scansafatiche, per semplificare vi riporto un passo di un racconto scritto da noi sulle avventure della bestia CARENNE e sulle “porcate mangiate in strada nelle ore sbagliate”.
Il racconto prende il titolo proprio dalla canzone: “Una canzone che ho scritto una mattina dopo una telefonata con un tizio. La telefonata mi ha ispirato, ma non ci eravamo detti assolutamente nulla di ciò che poi è finito nella canzone. La scrittura è una cosa che non esiste. O meglio, la scrittura ha un luogo che non esiste. Un non-luogo, la scrittura esiste in un non-luogo.”
Ecco forse è vero la scrittura non esiste oppure esiste in un non-luogo ed è forse da quel non-luogo che viene billy il mezzo marinaio. Poi al di là di tutte queste virate pseudofilosofiche, la canzone è una cosa semplice, che covi dentro e poi un giorno senza sapere da dove o perché spinge e chiede di essere considerata.
Forse non ho risposto in chiave molto marinara ma se ci capita di chiacchierare di nuovo su billy e e mi chiedi dei naufragi ti risponderò da vero marinaio, ops!, mezzo marinaio.

