“Usually Nowhere”, Yakamoto Kotzuga: la recensione #TraKs

Dietro al moniker Yakamoto Kotzuga si cela Giacomo Mazzuccato, giovanissimo produttore e musicista veneziano che firma il proprio esordio con Usually Nowhere.

Il disco contiene undici tracce di musica strumentale, ipnotica, elettronica ma anche analogica, che crea soundscape in cui è facile entrare ma da cui non sempre è semplicissimo uscire.

Si parte con i paesaggi minimali e inquieti di The Duel, che apre l’album: meno di tre minuti sufficienti a proiettare in universi poco umani.

Più terrena Night Rider, contraddistinta da un ritmo marcato e da movimenti rumoristici di fondo, con un insistente sgattaiolare elettronico che complica il paesaggio nella seconda parte del brano.

Arriva da lontano Permanence, che ha un incedere molto maestoso e importante, inframezzato da sample isolati che sembrano provenire da esperienze lontane.

The Awareness of Being Temporary ha invece un battito irregolare, mescolato, si muove tra foreste e terreni impervi, salvo aprirsi in modo quasi ieratico qui e là, in qualche oasi sonora.

Futile apre con accordi acustici, presto sottolineati da effetti e rumori lontani; come spesso succede nei pezzi del disco, l’atmosfera cambia del tutto nella seconda parte, acquistando ritmo.

Hermit accosta un ritmo sobrio con sonorità piuttosto fantasiose e psichedeliche, come in un chiaroscuro dagli effeti curiosi. Oscure le atmosfere di Such a Fragile Flower, che si spinge a effetti tipo techno rallentata, con un battito molto marcato.

Ritmi protagonisti anche in I was dead, che sfrutta percussioni dal sapore africano per poi elevare il discorso nella seconda parte del pezzo.

La title track Usually Nowhere si contraddistingue per il carattere molto nervoso e il battito accelerato, con voci concitate sullo sfondo. Ancora chiaroscuri in Cruel, che estremizza alti e bassi per un effetto finale piuttosto curioso. Si chiude con The Triumph, effettivamente piuttosto trionfale, ma con un retrogusto d’inquietudine.

Buona prova d’esordio, con il giusto rispetto delle sfumature sonore e la capacità di costruire strutture di un certo interesse. Dal secondo passo in avanti sarà necessario spingersi verso qualcosa di più sperimentale, ma l’inizio è promettente.

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