Levi è l’ultima incarnazione artistica del musicista e polistrumenista pesarese Damiano Simoncini (Damien*, Versailles, Maria Antonietta, Young Wrists, Melampus e una miriade di altri progetti e collaborazioni). Mixato e masterizzato da Paolo Rossi, Liquida è il suo primo full-length.
Liquida è incentrato sul percorso personale che l’artista ha dovuto affrontare in questi mesi: una patologia poco conosciuta lo ha costretto a confrontarsi con aspetti e fragilità che prima o poi ognuno di noi si trova a dover vivere. Il dolore costante, la vita che si trasforma, la solitudine, il rifiuto del corpo, la rabbia e la frustrazione per un cambiamento non voluto sono rivelatrici.
Levi traccia per traccia
Ci sono vastità da affrontare all’interno di Lysa, un brano che si basa su suoni in espansione, minimale per quanto riguarda gli elementi utilizzati ma molto incombente e ad ansia crescente.
Dawn Dusk parte invece da rimbalzi pesanti, con movimenti e voci indistinte che ronzano nel background. Poi il movimento cresce e si fa vorticoso.
Suoni elettronici sparsi e quasi giocosi quelli che introducono a Our Beatiful Mind, figlia dei Kraftwerk e dei videogiochi anni ’80.
Sorge piano e un po’ per volta Cloudust, che ha direzioni in salita tranquille e moderate.
Con Arborea ci si confronta con sonorità che fanno pensare allo shoegaze prima maniera. Impressioni che si fanno più sfumate e impalpabili nell’ultimo brano del disco, Glass Skin.
Ci sono tante impressioni e sentimenti racchiusi nel lavoro di Levi, molti dei quali forse non arrivano alla superficie dell’ascolto. Ma ciò che si intuisce è un travaglio emozionale importante, tradotto in suoni con pazienza e intelligenza.
