Malammore è il nuovo singolo di Wako, uscito per OSA Lab. Un singolo riflessivo e intimo, che l’artista racconta così:
“Il brano nasce da una serata di festa e spensieratezza, nonostante questo momento di distanza sociale forzata dettata da questa pandemia. Ogni tanto mi sento un po’ perso e in Malammore ne parlo in maniera molto diretta. È un brano molto riflessivo che per me rappresenta una rivalsa”. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Ci spieghi chi è Wako?
Wako è la crasi tra nome e cognome di Walter Coppola, classe ’97, cantautore e fotografo di origini campane. La sua è arte a 360 gradi, infatti quando non canta, scatta foto. La sua fotografia, caratterizzata dagli scenari urbani delle periferie di Milano, è la congiunzione della visione di Walter e di Wako.
“Malammore” nasce in una notte di festa. Quanto ti manca la socialità spensierata in questi tempi difficili?
In realtà mi manca fare tante cose, io sono un tipo molto espansivo e socievole quindi ho risentito tanto la mancanza di rapporti in questo periodo, però da un lato ho colto l’occasione per starmene un po’ da solo e concentrarmi su me stesso.
Che sentimenti hai cercato di trasmettere con la canzone?
Volevo trasmettere il mio stato d’animo in quel momento e mi sono raccontato senza filtri e senza preconcetti. Mi piace parlare in maniera diretta. Quando scrivo solitamente è perché sono triste, quando sono felice, invece, esco haha.
Perché hai scelto di cantare in napoletano?
Diciamo che il dialetto è una parte di me, ci tenevo a raccontare anche le mie origini. Malammore è il primo brano che ho scritto pensando anche in napoletano.
Quali sono i tuoi piani futuri?
Sto scrivendo molto in questo periodo, sono molto ispirato dalle circostanze e da quello che sto vivendo. Sicuramente farò uscire dei singoli con più frequenza e, chissà, magari anche un feat, ahah.
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