Con un titolo particolarmente “battistiano”, esce il 6 giugno Mare nero, il nuovo disco, completamente autoprodotto, di Alessio Lega a quattro anni dall’ultimo lavoro di canzoni proprie “Mala Testa” e dopo il progetto “Bella Ciao” insieme a Riccardo Tesi, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi e Elena Ledda.
Mare Nero è il terzo disco da autore di Lega (in totale a oggi se ne contano otto, fra dischi di traduzioni, rifacimenti, live). Nasce da due anni di lavoro ed è un’opera di “avanzi”, di canzoni rimaste fuori dalle uscite precedenti per vari motivi o riproposte in nuove versioni. Ma non è un disco minore, anzi, è con tutta probabilità il miglior biglietto da visita dell’Alessio Lega pensiero.
Ogni brano vive di un’invenzione sonora diversa e ciò vale anche per le due riletture presenti nel disco: Fiore di Gaza, firmata da Paolo Pietrangeli, e Hanno ammazzato il Mario in bicicletta di Dario Fo e Fiorenzo Carpi, di cui ricorre una citazione dal tema di Pinocchio. Alessio, “si è trattato di cucinare una cena con quello che era rimasto in frigo dal cenone di capodanno: riuscirci pare che sia il privilegio dei cuochi migliori.”
Alessio Lega traccia per traccia
Si parte da Angelica matta, brano vivace e divertito, tra reminiscenze leopardesche e qualche eco del Vecchioni di molti anni fa. Tutt’altra atmosfera quella di Canzone del povero diavolo, che si dipana su toni molto drammatici, proprio nel senso teatrale del termine, tra termini danteschi, faustiani e quelli della danse macabre.
Ambaradan, in termini apparentemente scherzosi, parla delle vergognose pagine della storia del colonialismo tricolore, quelle in cui l’illusione degli “italiani brava gente” impallidiscono e scompaiono del tutto. Episodi di guerra e di dolore caratterizzano Santa Croce di Lecce, presentata in modo gentile e con sonorità da cantastorie.
Ecco quindi la Milano di Fo e Carpi con Hanno ammazzato il Mario in bicicletta, fisarmonica e notizie musicate con talento giornalistico. E siccome da Milano non si va via mai del tutto, ecco Stazione Centrale, che parla però di situazioni molto più contingenti, cono sonorità minimali ed elettroniche e la voce che racconta di immigrazione, con una città che ormai con l’accoglienza ha un rapporto a dir poco conflittuale.
Non sarai più sola adotta ritmi da marcetta, per una storia raccontata come l’avrebbero pensata i Conte e gli Jannacci di un tempo. Maddalena di Valsusa canta di altri risvolti di attualità, nuove storie di Resistenza, con accenti molto accorati e partecipativi. Con Porrajmos si parla di Luna, ancora di guerra, di razzismo, di ritmi balcanici e tzigani.
Fiore di Gaza, di Pietrangeli, è resa con grande partecipazione e sensibilità. Rieccoci a Milano con Zolletta, ballata morbida con pianoforte, anch’essa dedicata a storie recenti e dolorose. Ecco poi Mare Nero, la title track, canzone di lotta (ma non di governo) che parla di anarchia, ancora una volta in modo antico ma senza distaccarsi dall’attualità. L’album si chiude con Petizione per l’affidamento dei figli alle coppie omosessuali, altro pezzo baldanzoso e sorretto dalla fisarmonica.
Il disco di Alessio Lega sarà anche frutto di “avanzi” ma in realtà suona coerente e rappresentativo di un modo di scrivere non più molto comune. Lega conferma la propria personalità da cantastorie/chansonnier/cantautore che lo portano spesso vicino a casa per raccontare storie che però possono portare molto lontano.