Sambèło da ròcoło, titolo che riecheggia l’antico dialetto veneto, è il nuovo disco degli Anatemah, un omaggio alle radici del trio composto da Alessandro Fedrigo, Michele Tedesco e Gian Ranieri Bertoncini. Li abbiamo intervistati.
Fin dall’inizio Alessandro Fedrigo ha fatto parte della formazione di Anatemah: in che modo la sua presenza ha influenzato la direzione musicale del trio?
Michele:
La presenza di Alessandro ha inciso profondamente sulla direzione del trio. Il suo approccio al basso, sempre curioso e aperto, ha spostato il baricentro sonoro verso una dimensione più orizzontale, dove ritmo e melodia si intrecciano in modo fluido. Ma soprattutto, Alessandro porta con sé una visione musicale ampia, maturata in anni di ricerca con nusica.org e in altri progetti. Ha la capacità di dare struttura senza togliere libertà, di costruire uno spazio dove ognuno di noi può muoversi in modo autentico.
Collaborare con l’etichetta Nusica ha portato vantaggi particolari al progetto? Come vi ha aiutato a sviluppare e promuovere il vostro sound?
GianRanieri:
Nusica non è solo un’etichetta, è una comunità di musicisti e un modo di intendere la produzione artistica. Lavorare con loro significa avere piena libertà creativa, ma anche un confronto continuo su estetica, suono e comunicazione. La pubblicazione di Sambèlo da ròcoło con nusica.org ci ha permesso di curare ogni dettaglio: la registrazione, l’artwork, la promozione, tutto nasce da un dialogo condiviso. E questo si sente nel risultato finale — è un disco che non “segue un format”, ma racconta un percorso.
Quali sono le principali influenze musicali di Anatemah, e come queste si combinano con l’approccio innovativo promosso da Fedrigo e Nusica?
Alessandro:
Le influenze arrivano da direzioni diverse: dal jazz europeo contemporaneo all’elettronica sperimentale, fino alla musica popolare e al minimalismo. Ma più che “influenzarci”, questi linguaggi ci offrono strumenti da usare liberamente. L’approccio di nusica.org ci ha insegnato proprio questo: non servono etichette, serve coerenza tra suono e pensiero. In Anatemah convivono improvvisazione e costruzione, fragilità e precisione, sempre con l’idea di spingere un po’ più in là i confini di ciò che consideriamo “musicale”.
Come si sviluppa il vostro processo creativo tra composizione e performance dal vivo, considerando il legame stretto con Fedrigo e il supporto dell’etichetta?
Michele:
Il nostro processo creativo nasce spesso da registrazioni domestiche, piccole improvvisazioni che poi vengono condivise e ricomposte. GianRanieri lavora molto sul montaggio elettronico e sulla manipolazione del materiale, Alessandro porta una forte attenzione alla forma e alla direzione, io cerco di spingere sul timbro e sull’interazione. Quando portiamo i brani dal vivo, tutto cambia di nuovo: ogni concerto diventa una riscrittura. Nusica ci sostiene in questo processo lasciandoci piena autonomia, ma anche stimolandoci a pensare ogni volta in modo nuovo, senza accontentarci del “già fatto”.
Guardando al futuro, quali progetti avete in programma e come immaginate che il rapporto con Fedrigo e Nusica possa influenzare la vostra evoluzione artistica?
GianRanieri:
Dopo Sambèlo da ròcoło vogliamo continuare a lavorare sul confine tra elettronica e acustico, ma anche esplorare nuovi formati: installazioni sonore, progetti audiovisivi, collaborazioni con artisti visivi. Il rapporto con Alessandro e con nusica.org rimarrà un punto di riferimento, perché ci permette di crescere dentro una rete di persone che condividono la stessa idea di musica: non un prodotto, ma un processo. E questo per noi è essenziale per non perdere la curiosità.
