Sarà disponibile dal 22 aprile su etichetta Controrecords il debutto del musicista e attore Andrea Fardella. Le Derive della RAI, questo il titolo del disco, raccoglie undici brani scritti dall’artista piemontese nell’arco di oltre un decennio ed è prodotto da Carlo Barbagallo (Suzanne’Silver, Albanopower, La Moncada, CoMET).
“Il disco – spiega Andrea Fardella – rappresenta il mio universo emotivo ma anche uno specchio attraverso il quale ho osservato la mia vita, le mie relazioni, le mie sconfitte, le vittorie, le crepe e le fratture che hanno contraddistinto la mia ‘evoluzione’ come uomo e come artista. Lo definirei il mio cosmo sensibile: dentro c’è gran parte della mia vita, di quello che ho vissuto in prima persona o che hanno vissuto le persone a me più care. E’ inoltre presente uno sguardo rivolto al mio ‘microcosmo’ sociale, a quello che mi accade intorno, ai sentimenti che mi capita di osservare, di vivere in prima persona e come spettatore”.
Non è un caso che, nel definire il suo primo disco da cantautore, Andrea Fardella utilizzi per due volte la parola “cosmo”. La prima sensazione dinanzi a un lavoro come “Le Derive della RAI” è infatti quella di entrare in un’opera dove c’è tutto: l’amore, la morte, il dolore, il perdersi, il trovarsi, la bellezza, la decadenza etica, l’istinto, la furia, l’accoglienza, la salvezza, la denuncia, il sacro.
Per Andrea Fardella “Le Derive della RAI” è un disco definitivo. Le prime parole della destabilizzante title-track (al singolare) riecheggiano l’incipit di una celebre opera epica (“Contami le ossa in un giorno in cui non piove / bagnandomi da solo davanti a qualche porno”) e l’intero disco ha il passo epico di una grande narrazione personale che diventa universale.
Le canzoni di Andrea Fardella sono sfoghi, lamentazioni, odi d’amore, invettive, preghiere. E vibrano di quel tremito che appartiene alle cose fondamentali del nostro stare al mondo. Affrontato con la necessità di chi scrive e canta perché non può fare altro che lasciarsi investire da tutto il bene e tutto il male, da tutto il tragico e tutto il salvifico. Senza mai sapere cosa fare, se non cantare e vivere. “Naturale idea di cambiamento rivoluzione / ma se non siete voi il bersaglio, forse sono io / e cedere, esigere, fingere, scegliere / io non so più che cosa fare, io non so mai / che cosa fare.


