Ora, il nichilismo è una cosa. Ma presentarsi come Artista Sconosciuto, chiamare il proprio album Zero totale e colorare di total black la copertina è un filo oltre. Eppure anche questo è un modo per farsi notare. Non che il disco, un concentrato di sonorità punk e di testi d’autore, con forte senso di identità e personalità, originale e potente, abbia bisogno di trucchetti per saltare all’occhio.
Artista sconosciuto traccia per traccia
Il disco si apre con Il Principe azzurro, che ci instrada già su un mondo minimal che si basa su loop, sempre pronti però a deviazioni improvvise, nonché a testi del tutto surreali. L’impressione si rafforza quando ha inizio Le Campane, che utilizza un cantato monotono ma non privo di intensità. Solo cose legali alza il volume e utilizza le chitarre a mo’ di ariete.
Lo spirito punk prorompe in modo chiaro anche in Ti amo e non guardare: impossibile non pensare a CCCP/CSI per lo stile e per le esplosioni improvvise. Diversa l’impronta di Tutto Tace, che guarda più a De André e a radici da cantautore piuttosto forti. Anche Una Tomba conferma i legami con la canzone d’autore, alla De André, alla Guccini, con intensità e poca pietà.
Di pietà se ne trova anche meno nella molto acida Murata viva. Un testo semplice ma atroce riecheggia anche nelle durissime note della chitarra elettrica. Ci si riprende leggermente nel campo della rabbia, guadagnandoci in malinconia con Zero totale, la title track. Con quel “che non si sa mai” che di nuovo sa di citazione di Ferretti e compagni. Si chiude con i filtri e l’elettricità di Essere idioti, sporcata anche da percussioni irregolari.
Sorprendente e spesso spiazzante, il disco dell’Artista Sconosciuto colpisce anche per la durezza. Nessun compromesso, nessun passo indietro, un’ondata nera che colpisce e non perdona. Un disco davvero di notevole interesse, che mette a fuoco un talento non secondario.