Il Cacciatore di Orizzonti è il nuovo singolo di Atlantide, il progetto musicale di Giuseppe Peppe Santangelo. Un disco di dodici canzoni che esplorano generi differenti tra loro dal cantautorato al pop. Lo abbiamo intervistato
Il Cacciatore di Orizzonti è un titolo che evoca immagini forti e poetiche. Cosa rappresenta per te questo orizzonte e cosa significa ‘cacciarlo’?
In questo disco parlo di orizzonte come immaginario e come limite oltre il quale l’artista, spinto dalla sua Musa ispiratrice, si vede costretto a spingersi. Un’indole che non può governare e che non può fare a meno di seguire. Per questo diventa cacciatore. Un cacciatore romantico però; un cacciatore di storie, di immagini, di sogni, di promesse, di verità e di tutto quel che l’artista con la sua grande anima, pensa sia utile cacciare per arricchire il proprio mondo e quello del pubblico per cui scrive o suona.
Il disco è un viaggio tra generi musicali diversi: dal cantautorato al pop, fino a venature più intime. Come hai trovato l’equilibrio tra queste diverse anime sonore?
Non è stato difficile. È un bagaglio che ho dentro. Fin da bambino ho letto centinaia di libri, ho scritto centinaia di cose, ascoltato e suonato tanta musica; la mia abilità è stata quella di creare una sintesi interiore, un mondo tutto mio, con le sue regole, le sue forme, il suo immaginario. La mia fortuna di poterlo mostrare a un pubblico.
Sei noto per il tuo background jazzistico. Come è stato per te approcciarti a una scrittura più orientata alla forma canzone e al mondo del pop d’autore?
Divertente. Tanto che non credo di smettere. Per me è stata la conquista di un nuovo orizzonte, che stavo cacciando dentro di me da tempo.
In Salsedine tocchi un tema importante come la guerra. Ne Lo Spettatore la riflessione si sposta sull’uso dei dispositivi digitali. Quanto senti la responsabilità sociale nel tuo ruolo di artista e compositore oggi?
Per me è molto importante sottolineare il fatto che l’artista non è avulso dal proprio tempo. Il mio impegno civico lo avevo già dichiarato nel disco Jazz in Trio The Seller Of Ideas. L’impegno civico denota quanto un artista abbia consapevolezza delle problematiche del periodo in cui vive. È una cosa che spesso, dagli artisti più famosi, viene scambiata con impegno politico, e di conseguenza diventano timorosi nel parlarne per paura di essere strumentalizzati.
Invece non ha nulla a che fare con la politica. L’impegno civico è avere il coraggio di chiamare le cose con il proprio nome, di dirle in modo chiaro e semplice, anche con una storia, e di chiarire che prima di essere artisti siamo esseri umani con una spiccata sensibilità. Un piccolo esempio? La guerra si chiama guerra, non, “esportare democrazia”. Questi due brani sono stati un banco di prova, nel prossimo disco tornerò su argomenti contemporanei altrettanto sensibili.
Navigante chiude il disco con una riflessione sul ruolo del poeta. Chi è, oggi, secondo te, il “poeta” nella musica? E quale ruolo dovrebbe avere?
Il poeta, nella musica e no, è colui che è capace di narrare le complicate vicissitudini umane, nel bene e nel male, con una semplicità e una chiarezza tali da essere comprensibile all’uomo della strada. Il poeta è colui che non teme paragoni, opinioni, critiche, accuse.
Il poeta non si preoccupa di piacere a nessuno, il poeta non cerca compromessi, il poeta non scrive per gli altri. Il poeta è appunto, un navigante delle pulsioni umane, getta le reti, e si sporca le mani con quello che emerge senza temere il giudizio degli altri. Il poeta scrive per l’eternità e per la sua musa, e segue solo la propria rotta.
Atlantide è anche un luogo mitico, simbolico. Cosa rappresenta per te questo nome, e in che modo è legato alla tua ricerca artistica?
Esatto è un luogo del Mito. Ho voluto chiamare così questo progetto che vedrà tante collaborazioni nel corso degli anni, proprio perché in realtà mi sto dirigendo oltre l’orizzonte, senza una mappa; ho voluto credere alle storie che si raccontano attorno al fuoco da mille anni, che c’è un luogo del sogno che è reale, lì da qualche parte, chiamato Atlantide.
Non ha importanza che sia vero, non ha importanza la meta, per me e per il mio pubblico penso sia importante che io racconti questo viaggio. Ed è quel che farò.
Il Cacciatore di Orizzonti è solo il primo passo: hai già annunciato un secondo lavoro per il 2026. Hai già una direzione in mente o preferisci che sia il viaggio a sorprenderti?
Ho già una direzione in mente e ci sto lavorando. Ma il per il resto non vi svelerò nulla. Come dicevo sopra; non sono preoccupato di piacere a nessuno, ma di essere fedele al mio viaggio.
