Si aspetta la stagione dei festival così come, dopo un lungo inverno, si aspetta l’estate. Lo sanno bene gli organizzatori di Goa Boa Festival, che avrebbe dovuto spegnere le sue prime 23 candeline proprio in questa edizione 2020, e che ha deciso di festeggiare comunque, rispettando il momento. Dopo l’emozione in compagnia di Giovanni Truppi a luglio, ecco arrivare una serata dal mood un po’ diverso con l’esibizione di Bobo Rondelli.

Le birre appena spillate e i coni di fritti sono il comitato di benvenuto ai Giardini Luzzati, nel pieno centro storico di Genova, e l’aria frizzantina ha tutto il sapore della stagione che sta cambiando. Sul palco, prima del cantautore cantastorie livornese, c’è un talento a km 0: si tratta di Aleph Viola, che in realtà è nato a Latina, ma bazzica per i caruggi della Superba già da tempo. Oltre a cantare e suonare si occupa di recitazione, regia e scrittura, e riesce a far tutto in modo quasi sorprendente. Sul palco, mentre l’aperitivo scorre, regala alcuni brani del suo repertorio, in attesa dell’uscita del disco d’esordio Io sono un Lupo, prodotto da Giorgio Canali e registrato all’Art Music Studio di Bassano del Grappa. Dinamite è il pezzo che ha fatto alzare la testa a chi, seduto ai tavoli o in coda per prendere da bere, era più distratto, paragonando l’esplosivo all’amore: bomba sì, e sotto tutti i punti di vista.

Si cambia palco, Elvis come musica di intermezzo non dispiace affatto, mentre la piazzetta si è riempita completamente di un pubblico decisamente eterogeneo. Merito del Sig. Rondelli e del suo Giù la Maschera, lo spettacolo in cui la musica non è la sola protagonista. Le storie che da sempre l’artista racconta nascono dalla strada, si muovono tra i sentimenti strappando sorrisi e lacrime, per la capacità di interpretare personaggi e sensazioni sempre diversi del cantautore.

Perfect Day è il primo pezzo con cui Bobo Rondelli rompe il ghiaccio, perché “in realtà l’ho scritta io, Lou Reed mi ha sentito fischiettare, ma non ci crede mai nessuno a questa storia“. Il pubblico è stato conquistato dalle prime battute e dall’esordio con la mascherina a coprire occhi e naso, un po’ per scherzo e un po’ per sfottò. Ed è solo l’inizio: con il suo umorismo toscano e dissacrante non si risparmia e non risparmia nessuno, da Andrea Bocelli e la sua cagnolina defunta a Jovanotti, da chi da troppo retta ai politici a chi è politico, ironizzando e allo stesso tempo scuotendo con il suo repertorio, le sue imitazioni, i suoi sguardi.

Racconta del tentato duetto con lo stesso Bocelli, a cui mai è seguita risposta, ironizza su una collaborazione con Keith Richards, raccontando di aver preparato tutto e di voler approfittare della passione per la leggenda del rock per Castagneto Carducci, il paese natale di mamma Rondelli, per convincerlo a cantare insieme. L’atmosfera si fa meno divertente e iniziano a muoversi altre corde, quelle delle molestie subite e dei rospi ingoiati proprio dalla madre, che ha vissuto anni duri proprio in quelle campagne. Il momento si chiude con un’intensa interpretazione di Nara, in uno dei momenti più toccanti della serata.

Si torna presto a sorridere parlando di popolarità: “Dai, meglio non diventare mai famosi veramente… sai che palle se ovunque vai ti riconoscono? Se non ho voglia di farmi riconoscere mi basta andare a 5 km da Livorno… Anche se lì mi conoscono principalmente al commissariato!” ironizza Bobo, scatendando ulteriori risate con i suoi aneddoti e i suoi accenti.

In corso di serata si alternano pezzi degli esordi e produzioni più recenti, intervallate da cover di alto livello (Piero Ciampi, Fabrizio De André e David Bowie, per citarne giusto alcuni), per poi arrivare alle coppie impossibili: brani originali che sul ritornello diventano tutt’altro. Space Oddity diventa all’improvviso Mino Reitano, The Passenger sfocia in un Piero Pelù perplesso, Imagine torna immancabilmente a stuzzicare Andrea Bocelli.

Affiancato da Claudio Laucci, pianista che “sembra arrivato dall’Illinois” e che riesce a tener testa a tutte le bizze del padrone di casa, oltre alla chitarra Bobo ha deciso di accompagnarsi con l’armonica “12 euro, se si va avanti a non fare concerti licenzio lui e vado a suonare da solo così risparmio!

Risate, riflessioni, emozioni e tanta energia, anche se a fine serata quello che resta è un’immagine: una bimba in braccio al nonno, che canta insieme a lui sulle note di La marmellata:

E corro felice, come quando fischiavo via lontano
Dai giorni della scuola
E nella stanza dalla finestra entravo
Per rivederti ancora,
Rubare marmellata

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