Vacche al pascolo è il nuovo singolo dei Calzeeni, in uscita per RADAR MGMT e in distribuzione ADA Music Italy. Il trio torna con un nuovo brano che è una dichiarazione di intenti: ruvida, fuori dagli schemi, autenticamente punk. 

Vacche al pascolo anticipa l’album di debutto, in uscita in autunno. Un viaggio sonoro tra post punk ed emo rock, dove atmosfere bucoliche si intrecciano a chitarre graffianti, energia impulsiva e ironia tagliente. Il titolo, provocatorio e spiazzante, introduce un brano che parla di relazioni ambigue, voci inascoltate, disillusioni e disincanto urbano.

Il protagonista si rivolge a una figura sfuggente, che prende parola solo quando ormai è troppo tardi, mentre lui cerca di trovare lucidità tra distanza, ironia e un senso costante di precarietà emotiva. I Calzeeni ci hanno raccontato qualcosa in più su Vacche al pascolo

Il titolo Vacche al pascolo è piuttosto insolito. Cosa rappresenta per te questa immagine e come si collega al messaggio del brano?

Il titolo è venuto grazie alla musica che ci ha suggerito quest’immagine bucolica. È una canzone con un’armonia spensierata e semplice, da lì il titolo. Invece il testo parla di un amore corrisposto a metà, pieno di incertezze e di cose non dette. Il protagonista cerca di mantenere un distacco per paura di ferirsi, provando a guardare la cosa da vari punti di vista. Alla fine, dopo varie delusioni, capisce che l’unica cosa rimasta da fare è troncare questo rapporto.

Puoi raccontarci qualcosa sul processo creativo dietro questo singolo? Ci sono state influenze particolari o esperienze personali che hanno ispirato la canzone?

La canzone nasce da un’idea molto grezza di Marco, che la registrò dal cellulare in inglese. Era un primo gennaio e io (Marco) mi stavo lasciando con una ragazza con cui ebbi una lunga e travagliata relazione molto poco chiara. In quel periodo avevamo iniziato a scrivere le nostre prime canzoni ed eravamo d’accordo che le avremmo scritte tutte in italiano quindi riscrivemmo tutto il testo. Trovammo subito soluzioni metriche e armoniche molto più interessanti, potendo giocare più facilmente con le parole.

Quali sono le sonorità e gli strumenti predominanti in Vacche al pascolo? Hai sperimentato con nuovi elementi musicali rispetto ai tuoi lavori precedenti?

Per la registrazione di Vacche al pascolo, come su tutto il disco, siamo partiti da una presa diretta di noi tre: basso, chitarra e batteria. Su quella presa abbiamo poi inciso le voci e delle sovraincisioni di chitarra. Basso e batteria stendono una base salda,  compatta e distorta su cui si appoggia la chitarra ritmica altrettanto ruggente. La voce e le chitarre soliste, poi,  ricamano attorno le melodie che danno al brano questo tono spensierato e a tratti malinconico

Qual è stato il tuo percorso musicale da adolescente? Ci sono artisti o dischi che ti hanno particolarmente segnato e che, in qualche modo, influenzano ancora oggi il tuo modo di scrivere e produrre musica?

È sempre difficile saper identificare con certezza quali influenze hanno predominato in questo album. Di sicuro, per i gruppi italiani, i Verdena sono stati una grande influenza per noi e questo progetto musicale. A Roma fortunatamente vantiamo una varietà di gruppi di moltissimi generi diversi e che producono musica pazzesca, quindi anche quello ci ha sicuramente influenzati molto. 

Come pensi che il pubblico reagirà a Vacche al pascolo? C’è un’emozione o un pensiero specifico che speri di suscitare negli ascoltatori?

Speriamo che la canzone possa risuonare in ogni persona a suo modo.

Pagina Instagram Calzeeni

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