Milanese, nato nel maggio del 1971, Corrado Coccia ama definirsi “un cantautore surreale”. Tra la sua musica preferita: i cantautori italiani, la musica classica e Kurt Weill. Il suo terzo e nuovo album si intitola, in modo approriato, Chiaroscuro.
“Ho sempre pensato che i dischi siano un po’ come vestiti. Ci sono vestiti caldi per ripararsi dal freddo dell’inverno, e vestiti leggeri per avvertire meno caldo quando il clima si fa torrido. E così ci sono dischi invernali, e dischi per l’estate. Nel mio caso, ho pensato ad un disco invernale. Un disco di chiaroscuri, un disco riflessivo, un disco da camino mentre si sorseggia un buon whisky americano e fuori nevica”.
I nove brani inediti segnano una marcata evoluzione nello stile dell’autore, sia dal punto vista musicale che da quello del testo; il cantautore milanese ha infatti cercato di concentrarsi sulla parola scritta, confrontandosi strettamente con la poesia che, a suo dire, “è la forma d’arte più autentica”. Un disco molto diverso dalle precedenti produzioni, dunque, un lavoro intimista, a tratti malinconico, che però non ha abbandonato del tutto la spensieratezza che lo ha caratterizzato da sempre.
Corrado Coccia traccia per traccia
Aperto da un recitato, Chiaroscuro apre il disco con un passo lento ma non fermo, con evidente attenzione al testo ma anche a una tessitura della canzone di stile molto tradizionale. Anche Notti apre con un recitato, e utilizza i fiati per conferire un aspetto più “notturno”, appunto, al brano, che si rivela parente delle Milonghe di Contiana memoria.
Piccole risposte al cielo si colora come un acquerello, si aiuta con il pianoforte e si offre a sentimenti di malinconia. Tra Sudamerica e Parigi, Madame Duboise offre un altro ritratto morbido e sinuoso. Il treno per Parigi si infarcisce di citazioni e di sensazioni profondamente tristi.
Al contrario, Male di vivere tamburella e si presenta né angosciata né particolarmente rattristata. Anzi si avvia su ritmi medio-alti e su linee piuttosto movimentate, sempre con i fiati a supporto. Si torna alla malinconia invece con Venti del sud, subito duplicata dall’alternativa con voce femminile Insonnia. Si chiude con Ti suono una fiaba, congedo melodico condito dal pianoforte.
I contenuti prevalgono spesso sulle forme, nel disco di Corrado Coccia, senza che però per questo la forma musicale ne risulti sminuita o impoverita. Un’eleganza di fondo (ma neanche tanto di fondo) contraddistingue tutti i brani del disco, che lascia un retrogusto malinconico ma raffinato.