Dopo un doppio ep (di cui avevamo trattato qui) è uscito l’album d’esordio dei Cruel Experience: Lives of Ugly Demons (L.O.U.D.) per Santa Valvola Records/Annibale Records/Brigante Records/Hopetone Records per l’Italia, Oh Dear Records per U.K. e Deadstache Records per gli U.S.A. interamente autofinanziato grazie ai live e registrato DIY, è il manifesto d’una voglia d’esprimersi appieno, senza filtri e senza compromessi.
Cruel Experience traccia per traccia
Si parte dalla molto epica Highway of lies, che in ambiente vagamente western costruisce una canzone solida che si trasforma in una mini-suite ricca di elettricità. A ribadire i concetti ci pensa Loud, in cui le ascendenze punk della band emergono con maggiore carattere e in modo più diretto.
Bite the Light al contrario la prende più alla larga, anticipando fin dalle prime battute che l’umore è nero e le chitarre vogliono giocare pesante. Il pezzo finisce in una coda noise furente, che fa pensare alla Seattle pre-grunge. Bad Moon prova ad aprire di chitarra acustica, seguendo un flusso di pensieri questa volta più moderati. L’influsso, impossibile da non avvertire, questa volta proviene dalla dark wave classica, Echo & The Bunnymen e compagnia.
Si torna ad atteggiamenti punk, ma anche a certi toni quasi epici, con Help me wizard, molto martellante. Risonanze profonde quelle di Seven Years, pezzo molto oscuro, che nasconde del rimpianto negli abissi che si costruisce. Le ultime scorie e le ultime urla aggressive si scatenano nella conclusiva Teenage Smokeland.
I Cruel Experience confermano un buon percorso di maturazione senza però perdere nulla dell’energia primigenia che avevano già messo in mostra. L’esordio è consistente e lascia una traccia notevole.