Bluedo è il primo lavoro discografico di Daemia, con nove brani scritti e composti tra Benevento e Parigi, e poi registrati a Napoli. È un album nu soul e contemporary r&b con influenze hip-hop, funk ed elettronica.
Considerando l’Alchimia come metafora della Crescita Psicologica (Jung, Hillmann), la Bluedo rappresenta la “sottofase” che sta tra il buio e la luce, tra la notte e l’alba, tra il caos e una maggiore consapevolezza e totalità dell’individuo. La Bluedo è la tensione verso la luce e guarigione, ma allo stesso tempo ci ricorda l’ombra, lo stato negativo, e quindi funge da monito e insegnamento.
La composizione e la scrittura rappresentano per me come artista una forma di terapia. Scrivere le proprie sensazioni e metterle in musica equivale a esternarle, lasciarle fluire, affrontarle. Ho vissuto la creazione di questo album proprio come un percorso creativo di crescita personale e artistica, di elevazione. Ecco perché Bluedo, ed ecco il perché la tracklist sul retro è a forma di labirinto e drago (realizzata da S.A.M.P.). Volevo sottolineare questa tensione verso una nuova consapevolezza, verso una maggiore completezza, seguendo un percorso fatto di prove, di canzoni appunto, affrontando il drago, superando il labirinto e arrivando al centro, al “tesoro”, a una nuova visione. Il Blu è poi il mio colore preferito
Daemia traccia per traccia
Se davvero mi vedi, che apre il disco, è già una dichiarazione d’intenti: il solco in terra nu soul è tracciato, rispettando tutti gli stilemi del genere.
Si prosegue con Abitudine, cantato esile e testo semplice, con un po’ di synth a colorare l’ambiente.
Rimane sul sentimentale Dalla giusta distanza, che accenna a qualche gorgheggio per poi aggiungere un paio di strofe rap.
Incomincia poi l’Estate, con qualche sprazzo di creatività sonora in più, e atmosfere che cambiano spesso umore. Più ritmata Altri due occhi, alimentata anche da qualche coro in falsetto e da una rabbia che si lascia almeno in parte uscire.
Si lanciano Dardi in un altro pezzo morbido e ricco di nostalgia, che ragiona su sospensioni di gravità e annullamento di distanze.
Parigi ispira un po’ di grinta e personalità in più a Daemia, che nel peraltro romantico quartiere di Montmartre ambienta un pezzo che fa un tuffo in un club e se la balla un po’.
Torna subito a sussurrare No eh? Va be’, titolo colloquiale per un brano che ha già quasi 69k ascolti su Spotify, grazie a sentimenti esposti con gentilezza.
Si chiude su toni decisamente malinconici, con Nostro giardino, che parte in modo piuttosto minimal e poi aggiunge qualche elemento un po’ per volta.
Tutto fatto benino nel disco di Daemia, che si tuffa nell’r&b contemporaneo portando con sé sensibilità personali.