Due dischi alle spalle, compreso il secondo, Mental Maze, appena uscito: Davide Moscato si racconta e racconta la propria musica.
Puoi raccontare la tua storia fin qui?
Niente di più difficile che parlare di se stessi, almeno per quanto mi riguarda…la mia è una storia semplice e abbastanza lineare. Sono cresciuto ascoltando la musica rock e progressive inglese anni ’70 e militando in alcune band locali, in Calabria dove sono nato e cresciuto, ho potuto affinare le mie doti canore tenorili e di front man.
Con il primo gruppo eravamo orientati sul genere pop e gareggiavamo in competizioni canore di livello locale arrivando sempre tra le prime posizioni, e con la seconda band suonavamo hard rock a tutto spiano alternato a brani scritti dal nostro chitarrista…nella zona eravamo molto conosciuti.
Poi sono arrivate le feste scolastiche della metà degli anni ’90, e lì i primi ingaggi in locali per suonare una “sorta” di piano-bar con un mio caro amico, avevamo nel repertorio giusto una decina di canzoni, cantavamo con una attrezzatura che comprendeva solo una tastiera e un microfono shure collegata a questa e qualche floppy disk con le basi da far girare tutte le sere…be’, la gente applaudiva comunque, e i gestori contenti ci pagavano con pizza e birra ogni week end.
Erano le prime esperienze lavorative, e ci sono servite per capire il funzionamento di tante cose. Qualche annetto così mi ha dato lo spunto per intuire il potenziale di questo lavoro, il piano bar, per poi affidarmi a delle agenzie di animazione per lavorare nei villaggi e nei Resort di tutto il mondo, e così dal 2001 mi sono messo in proprio, con una signora attrezzatura, e a oggi non mi sono più fermato, ho lavorato in posti stupendi in Italia e all’estero, Ibiza, Maldive, Madagascar solo per dirne alcune, grazie a questo mestiere ho la possibilità di spaziare su qualsiasi genere musicale di qualsiasi periodo e ampliare la mia estensione vocale…
Posso affermare di essere uno dei pochi musicisti in Italia che riesce a vivere del proprio sogno! Nel 2012 ho inciso il mio primo cd con l’ etichetta indipendente Seahorse, il titolo è “The golden dawn of the tramp”, disponibile online, iTunes, Amazon eccetera oltre che alla Fnac e alla Feltrinelli. Mentre da poco ho terminato le registrazioni del mio secondo progetto: Mental Maze, edito sempre dalla Seahorse di Paolo Messere.
Quali sono le caratteristiche del tuo nuovo cd?
Mentre nel primo cd il suono si era basato su qualcosa di essenziale, proprio per ricreare sonorità anni ’70, e con un piglio leggermente Progressive, il nuovo lavoro ha in sé sonorità più moderne e un po’ più complesse.
In “The golden dawn…” ho raccolto 10 canzoni scritte nel corso degli anni, alcune risalivano agli anni scolastici, mentre le più recenti avevano già 4 anni di vita all’incirca, invece il nuovo album è più fresco,la gestazione è stata immediata, ho avuto lo spunto del titolo dell’album dal testo di una canzone che stavo scrivendo e da questa anche l’idea di farne un concept album, cioè di legare tutte le 8 tracce da un unico concetto di fondo,il Labirinto Mentale,appunto “Mental Maze”.
Per labirinto mentale intendo quella fase della propria vita in cui, causa un trauma fisico o emotivo, ci si chiude in se stessi e per tanto tempo non si trova più l’uscita, ci si chiude senza volerlo e senza accorgersene, e gli aiuti dall’esterno sono pressoché inutili, poi subentra quello stato di finto benessere, quella fase di comodo che rende i tuoi sforzi ancora più inutili…insomma nell’album canto 8 storie diverse, alcune ispiratemi dalle letture di William Blake,Oscar Wilde e Kahlil Gibran, ma tutte legate dallo stesso concetto e dal titolo, che ricorre nel testo di ogni brano.
Andando sul mio sito www.davidemoscato.com si ha la possibilità di leggere qualcosa di più approfondito che spiega ogni singola canzone, in modo che l’idea di fondo diventi più comprensibile.
Quale evoluzione c’è stata nel tuo modo di scrivere tra il primo e il secondo disco?
Non credo di poter asserire che ci siano evoluzioni nel modo di comporre canzoni, l’unico modo che mi viene in mente per far sì che il tuo modus operandi possa dirsi totalmente cambiato potrebbe essere l’uso dell’elettronica…
Oggigiorno tutti usano computer e programmi che facilitano la composizione, ma io ,dal mio canto, sono rimasto fedele alla tastiera e alla voce, nel senso che il mio modo di concepire una canzone è il modo più antico possibile.
Se ho un testo già pronto tanto meglio, forse mi verrà più facile buttarci su qualche vocalizzo, o altrimenti parto dalla musica, o suono e canto contemporaneamente, annotando tutto su un foglio, uso una tastiera master collegata al Mac e così posso subito registrare eventuali spunti interessanti, invece il brano “Across the infinity, che sarà di certo il singolo di Mental maze, e già fruibile sul mio sito.
L’ ho composta quasi tutta alla chitarra, e io non suono la chitarra se non pochi accordi…potere della musica, ti scorre nelle vene e qualsiasi strumento tu abbia a portata di mano in quel momento può essere comunque utile per esprimere ciò che hai dentro.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Come dicevo, sono cresciuto ascoltando il Rock inglese anni ’70, successivamente il Progressive, e da questi generi ho sempre attinto un minimo per le mie idee compositive.
Sono partito innamorandomi di John Lennon, per continuare coi Queen dei primi album, poi i Led Zeppelin e i Deep Purple di “In Rock”, i Pink Floyd e Jeff Buckley,successivamente mi sono invaghito della musica italiana, quindi gli Area e della storia di Demetrio Stratos, e di Rino Gaetano, che non ha alcuna affinità con la mia musica ma è comunque quel genere che ascoltandolo mi fa stare bene e mi fa riflettere.
Perché la musica deve essere soprattutto intrattenimento, anche se oggi di questo concetto se ne fa un abuso smisurato e mi riferisco ai talent televisivi,ma può anche darti spunti di riflessione, la mia musica invece, nel mio piccolo, cerca di dare delle emozioni, attraverso accordi eufonici, e una voce gradevole, forse a tratti efebica.
