Bluff è il nuovo album di De Relitti, disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale per Pioggia Rossa Dischi e Grancasino Records, distribuito da ADA Music Italy.
Il nuovo lavoro discografico non è un concept album, anche se emerge un fil rouge che lega i brani in uno studio sull’amore e le sue contraddizioni: dall’odio alla morte, fino all’inganno. Registrato tra strumenti d’epoca e approcci contemporanei, Bluff è il risultato di un’ossessiva ricerca di suono e narrazione. Il disco compone un vero e proprio bestiario delle nuove storie d’amore dei primi anni Venti, con arrangiamenti ricercati ma mai manieristici e un immaginario romanzesco, più maturo eppure sempre spiazzante.
De Relitti traccia per traccia
Una vita che è un disastro, salvata dal fatto che è già Quasi venerdì: approccio con un po’ di swing all’album, per un brano che racconta in modo mediamente tranquillo, un po’ malinconico, con qualche taglio di vita vissuta.
C’è molta più corsa nelle dinamiche di Animali notturni: qualche avventura e qualche sogno per un brano che viaggia veloce e plastico, con gli archi alle spalle e una chitarra in vena di mascalzonate.
Atmosfera gentile e un po’ sognante (con qualche riferimento ad antiche canzoni degli Eels), che fa contrasto con un testo molto appuntito in Date un premio a quest’uomo, che si arricchisce anche di riferimenti cinematografici.
Con Una più del diavolo si torna a ritmi disinvolti e un po’ blasé, con qualche reference anni ’80 nei suoni, gradevoli e perfettamente in tono.
Au revoir parte come una ballad, ma poi si anima e racconta di feste e di disperazioni assortite, anche se con una certa dose di ironia. Atmosfera da Bonnie e Clyde quella che si incontra ne Il numero (Bluff mix), con atmosfere noir condite di ironia.
Altre narrazioni quelle di Down, down, down: la noia e la distrazione della vita caratterizzano un brano singolare, con tanto di strofa femminile in francese a migliorare la narrazione del proprio ennui.
Dove non arriva il sole è una narrazione corale che parte da una foto sul frigo e poi si allarga, anche grazie al contributo non secondario della chitarra elettrica.
Tempo di Un bluff, con pensieri che si incrociano in un blues lento e avvolgente come un ballo. Si chiude con La fine, congedo movimentato e ricco di dubbi ma anche di vibrazioni.
Piace la sfacciataggine di De Relitti, la sua scrittura brillante e quel fascino vintage delle canzoni, frutto di scelte precise e non certo di mode. Il disco è vivo dalla prima all’ultima nota, ben suonato e con i ritmi giusti. E trova un’armonia tra testi sempre piuttosto originali e un’aria quasi cinematografica che aleggia su tutti i brani.

