Antiche melodie d’amore è l’album di debutto della cantautrice Elisabetta Previati: ecco la nostra intervista.

Com’è nato il titolo Antiche melodie d’amore?
Il titolo nasce dal brano Antica melodia d’amore, che è un po’ la spina dorsale stilistica dell’album: un concentrato del suo sound, della sua anima. Ma è nato anche dal desiderio di evocare, fin da subito, un mondo sonoro che sa di passato e di intimo.

Ogni brano ha una patina di nostalgia, un amore per il vintage e un’attenzione speciale per le voci, trattate come strumenti antichi in un ensemble polifonico. Volevo che titolo e copertina suggerissero già al primo sguardo ciò che si sarebbe ascoltato: un viaggio nel tempo, ma con il cuore ben piantato nel presente.

Hai detto che le canzoni sono state scritte in diversi anni. C’è un filo conduttore che le lega tutte?

Assolutamente sì: la passione. Ma non solo quella romantica – è una passione più ampia, profonda, che attraversa tutte le cose che amo. La natura, la maternità, la bellezza del mondo. E poi le parole, la letteratura, le autrici che hanno trasformato l’amore e la scrittura nella loro forma di esistenza. Ogni brano è nato da un atto d’amore verso qualcosa – o qualcuno – che mi ha toccata nel profondo.

Come hai conosciuto Giovanni Chiapparino e com’è stato lavorare con lui?

Conosco Giovanni dai tempi di Le Nuvole, il mio storico progetto vocale dedicato a De André, in cui lui suonava le percussioni. Era già un musicista brillante, poliedrico. Anni dopo ho scoperto che era anche un arrangiatore raffinato, e da lì il desiderio di costruire qualcosa insieme. Quando gli ho chiesto se volesse lavorare al disco, mi ha detto: “I dischi belli si fanno insieme.” E così è stato. Un dialogo profondo, umano e musicale. Le sue scelte hanno valorizzato ogni sfumatura, ogni respiro.

Hai vissuto in Germania, ora in Svizzera: quanto ti hanno influenzato questi luoghi nella scrittura e nella musica?

Profondamente. Ho iniziato a scrivere davvero quando mi sono trasferita all’estero. La vita in mezzo alla natura, il silenzio, la lentezza delle piccole città tra i boschi… Tutto questo ha nutrito la mia creatività. In quei momenti di quiete, la musica arriva come un soffio, come un dono. Credo che questi luoghi mi abbiano insegnato cosa desidero dalla vita: spazio per pensare, per ascoltare, per andare in bicicletta e scrivere melodie.

Nel disco canti sia in italiano sia in inglese: come scegli la lingua di una canzone?

La lingua nasce insieme alla musica. Non la scelgo: si manifesta. A volte è una frase che si insinua nella mente, già con la sua melodia. Where are you now, Queste tue parole d’amore, Un sorriso solo… erano lì: all’improvviso le ho “viste”. E da quelle frasi ha iniziato a prendere vita l’intero brano. L’italiano per me è chiarezza, scavo fino a trovare il termine perfeto. L’inglese è evocazione, leggerezza. Ha una musicalità naturale che mi affascina, e riesce a dire molto con pochissime parole.

Ci racconti qualcosa del featuring con The Gentle Good? Come è nata questa collaborazione?

Ascolto Gareth Bonello da anni. La sua musica mi ha incantata dal primo ascolto: eterea, radicata, piena di poesia. Quando ho comprato i suoi dischi, non ho trovato tutti i testi… così gli ho scritto su Facebook per chiederglieli.

Mi ha risposto subito, con una gentilezza rara e me li ha inviati spiegandomi anche il significato di quelli in lingua gallese. Quando ho scritto “La ballata della lady nella roccia” ho sentito che doveva cantarla lui. Era come se la sua voce fosse già nella mia testa. Gli è piaciuta, l’ha cantata, e ha persino aggiunto delle sfumature testuali che l’hanno resa ancora più magica.

Se dovessi descrivere l’album in tre parole, quali sceglieresti?

Sognante, come una creatura saltellante che si muove in un bosco incantato. Velluto, per la morbidezza delle armonie, il tocco delicato delle voci. E anche perché è un termine che ricorre sia in Emily Dickinson che in Zelda Fitzgerald. Nostalgia, non intesa come rimpianto, ma come quel filo sottile che ci lega a qualcosa di prezioso, vissuto o immaginato.

Cosa speri arrivi a chi ascolta Antiche melodie d’amore?

Spero che arrivi l’intensità, la dedizione, la passione con cui ogni nota è stata pensata da me e da Giovanni e suonata da straordinari musicisti. Spero che si senta il lavoro artigianale che c’è sulle voci, che per me sono il cuore del disco. E spero che ogni ascoltatore trovi almeno una melodia o un verso che lo riporti a qualcosa di suo: un ricordo, un sogno, un libro, profumo.

Dove potremo ascoltarti dal vivo prossimamente?

Sto preparando le presentazioni del disco a Zurigo, dove vivo. Ma sarò anche in Puglia a ottobre e dicembre. Lì, spero, con gli stessi musicisti che hanno dato vita al disco insieme a me. 

Pagina Instagram Elisabetta Previati

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