Con alle spalle esperienze a New York e Dublino, nonché all’Actror’s Studio di Roma, il cantautore toscano Gheri pubblica Generazione 0, undici brani tra rock e pop.
Gheri traccia per traccia
La prima traccia è Borderline, rock-pop aggressivo che delinea i parametri sui quali il disco si muoverà. C’è movimento, ci sono riferimenti alla canzone d’autore, ci sono testi che si barcamenano tra attualità e temi personali. Chi siamo diventati prosegue con velocità, accogliendo qualche influsso folk.
I toni si abbassano con la morbida e piuttosto intima Cuori randagi. La seguente Crash invece parte morbidissima ma poi si sottopone ad accelerazioni quasi punk.
Si procede poi con la malinconica e nostalgica Generazione 0. Un canto a distesa che un po’ compiange un po’ sostiene i “figli dell’era del miracolo”. Sogni infranti anche alla base de La regina del supermarket, titolo springsteeniano alla massima potenza. Qui si esagera un po’ con gli “shalalala”, ma il brano è genuino.
Si vira sull’ambientalista e sull’apocalittico con In mezzo a tutto questo. Incedere lento e importante, il pezzo va in caduta, cercando stimoli emotivi in minore. Si procede poi con Oklahoma, che invece fa uso di sarcasmo e di un mood più aggressivo, con un cantato quasi rap.
L’ultimo Eden sceglie suoni morbidi, compresi quelli del pianoforte. Una terra battuta dal vento al contrario si basa su un ritmo di batteria determinato. Il disco chiude i battenti con la soffice Sul confine.
Pur contando spesso su idee piuttosto convenzionali, il disco di Gheri rivela qui e là qualche sprizzo di energia e di creatività in più. Consigliato agli amanti del pop-rock comn parentele nella canzone d’autore.
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