Il cantautore Giacomo De Rosa pubblica Segnali di fumo, nuovo disco dalle tinte parzialmente rock. Lo abbiamo intervistato.
Raccontaci: chi è Giacomo De Rosa?
È, o meglio sono, un cantautore trentasettenne con vent’anni di amene esperienze musicali alle spalle. Nel 2019 ho dato alle stampe un album intitolato “Il cuore oltre l’Aurelia”, a cui ha fatto seguito nel 2020 “Segnali di fumo”. Quest’ultimo, edito da Vinile Produzioni Musicali, incarna in tutto e per tutto la mia idea di musica: un’idea tanto poetica quanto antieconomica.
Come nascono le ispirazioni alla base di Segnali di fumo?
Ennio Flaiano scrisse: “Quando la scienza avrà messo tutto in ordine, toccherà ai poeti mischiare daccapo le carte”. Le canzoni di “Segnali di fumo” sono nate da ispirazioni, direi, quotidiane, ma nel corso della costruzione lirica e musicale si sono andate via via ammantando di un alone di “mistero poetico”. Restituire alla musica un po’ di segreto e di magia, questo è il mio modo di mischiare le carte.
Qual è il brano al quale sei maggiormente legato?
Con ognuno di essi ho un legame di uguale potenza ma di diversa natura: “Nessuno da amare” muove in me corde profonde, “”Pleiadi” è la canzone che ho cercato di scrivere per anni, “Dea dei misteri” quella che ascolto più volentieri.
Tre nomi di cantautori italiani che ti piacciono particolarmente.
Comincio con Lucio Battisti: non era un cantautore in senso stretto, era molto di più. Proseguo con Paolo Conte, un personaggio per cui non c’è una definizione completa ed esauriente – e forse proprio questa è la soddisfazione più grande per un artista e per un enigmista. Tra i giovani mi piace molto Lucio Corsi.
Quali sono i tuoi programmi per il prossimo futuro?
Pandemia permettendo, in autunno tornerò in studio con il mio compagno di avventura nonché arrangiatore, Marco Baracchino, per lavorare ai nuovi brani. Nel frattempo cerco di portare i miei segnali di fumo laddove mi è possibile. Sto anche imparando a suonare la lira, strumento affascinante e maneggevole. Peraltro, ed è un vantaggio non da poco nei mesi caldi, è assai meno “sudorifera” della chitarra.
Giacomo De Rosa traccia per traccia
Si parte da Segnali di fumo, title track che si presenta con connotati misti fra cantautorato e qualche idea rock. L’amore per le rime baciate si ribadisce ne Le regole, seconda traccia con una chitarretta insistente.
Nessuno da amare parla di sentimenti soprattutto immaginati, all’interno di una ballad con archi e synth. Altre sensualità quelle descritte da Dea dei misteri. Si parte da Foscolo con Le sacre sponde, che tuttavia lascia filtrare un po’ di ironia, oltre che una certa nostalgia.
Spunti elettrici quelli che aprono Bellezza sovrana, altro ritratto femminile. Si viaggia in elettronico invece nella piuttosto carnale Regina di piazza di Spagna.
Ritorna la calma, acustica, con Pleiadi, che si inoltra in metafore storiche. Il disco si chiude con gli accenni jazz di Nuvole.
Un lavoro interessante e ricco di spunti, quello di Giacomo De Rosa, con sonorità vintage ma adatte al presente.