Giuseppe FioriSpazi di vita scomodi è il primo, interessante album solista di Giuseppe Fiori, già bassista di Rezophonic e di Egokid, produttore, polistrumentista e speaker radiofonico. Il rock è indubbiamente alla base del progetto, espresso nelle sue molteplici sfumature, dagli anni ’70 a oggi, che scorrendo si è  lasciato influenzare dalle tendenze delle principali band italiane degli ultimi decenni, portando con sé anche un po’ di leggerezza tipica del pop.

Giuseppe Fiori traccia per traccia

La linea di basso della prima traccia, Spazio, introduce alla perfezione quello che si assaggerà nelle successive. Fuori di qui e le sue due metà, raccontata una e cantata l’altra, è accompagnata da una base ritmica che lascia sufficiente spazio al testo, per poi lasciarsi andare sul finale. Amore platonico viaggia sull’onda della malinconia, nonostante la melodia sia una delle più lievi dell’intero disco, per tornare a poi sfumature più nervose e originali con Oggi mi sono svegliato male e il suo cambio di prospettiva e sonorità in corsa.

Segnali di fumo cerca di ristabilire un ordine coerente agli eventi che spesso tentano di sopraffare il nostro quotidiano, così come Da domani, con le sue vibrazioni, cerca di risvegliare euforia ed entusiasmo, le energie positive per affrontare il logorio di cui spesso siamo vittime consapevoli. Toys crea un carosello fatto di strumenti giocattolo e di parole giocose, in cui suonare e giocare assumono lo stesso significato. Noi ritorna a parlare d’amore, scaldando l’atmosfera con la complicità del sax.

Anticipata da un’intro strumentale a base di sitar, è poi la volta di Nonostante Tutto, anti amore, anti falsità, che prosegue aumentando il ritmo, fino ad arrivare all’ultima traccia, Significati e significanti, ispirazione e riassunto di tutti i brani precedenti. Gli Spazi di vita scomodi raccontati da Giuseppe Fiori sono i muri mentali che creano e delimitano i nostri confini, gli anfratti in cui cerchiamo di incastrarci nonostante non sia la nostra giusta dimensione, le difficoltà a lasciarsi andare a ciò che si desidera, in nome di ciò che si dovrebbe fare.

Chiara Orsetti

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