Dopo un anno e mezzo dall’uscita dell’album Cella Zero, la band alternative rock I Giardini di Chernobyl presenta un nuovo ep, intitolato Magnetica. Che è nuovo fino a un certo punto: l’ep è una raccolta di cinque brani registrati nel 2014 dal cantante e chitarrista Emanuele, antecedente alla formazione ufficiale della band.
L’ep era circolato come demo e aveva catturato l’attenzione degli addetti del settore, portando la band, a pochi mesi dalla sua formazione, a lavorare con Giulio Ragno Favero de “Il Teatro degli Orrori”, per le registrazioni del loro primo album.
Ora la band ha rimesso mano alle canzoni e ne riscopre una certa forza belluina. Nell’ep ci sono tre inediti più le versioni primitice di Iago e Odio il sole, già presenti su Cella Zero.
I Giardini di Chernobyl traccia per traccia
La traccia che apre l’ep è Iago, che simmetricamente chiudeva Cella Zero. La versione proposta qui però è chiaramente meno “ripulita” a livello sonoro, più cruda, urlata ed esposta come una ferita aperta. Risonanze profonde e cupe e qualche eco dei primi Verdena si può avvertire ne Il Giardino delle Farfalle, che si allunga nel finale su tratti piuttosto angoscianti.
Odio il sole è l’altra ripropoposizione di una canzone già nota da Cella Zero, qui con drumming evidentissimo e di nuovo con volumi meno trattenuti e voci più urlate. Si prosegue poi con Clessidra, lenta nell’incedere e quasi solenne, ma molto potente e capace di intensità notevole. Si chiude con Paraselene, anche in questo caso con passo cadenzato, rafforzata da riverberi e da un’esplosione sonora che colora i cieli della seconda parte del pezzo.
I Giardini di Chernobyl completano, con Magnetica, un’operazione di lancio che colpisce. Se già Cella zero aveva trasmesso un’immagine di forza e fragilità insieme, far riemergere le tracce che stanno alle spalle del disco rafforza l’impressione che la band abbia potenzialità molto interessanti ancora da esprimere.