Si intitola This joyful nostalgia il nuovo album del musicista campano I’m the Villain. Tra dream pop e shoegaze, l’artista cerca un equilibrio che restituisce la varietà di stati d’animo attraversati.
L’album è stato scritto, suonato e arrangiato interamente da I’m the Villain, che con questo debutto offre un ritratto sincero e personale della propria ricerca artistica.
I’m the Villain è il solo project di Gianmario Galano, ex chitarrista di formazioni indipendenti campane come The Bidons, Fiori di Cadillac, When the Clouds. Dopo anni pieni di concerti in giro per l’italia e dischi nel 2020, durante il lockdown nasce il progetto I’m the Villain, inizialmente come sperimentazione do it yourself.
Le sonorità, fatte di synth e drum machines vintage, textures di chitarre brillanti e melodie riverberate e nostalgiche rimanda ad artisti della scena dream pop e shoegaze anni 90 e 00 (Beach House, M83, Smashing Pumpkins, Slowdive, Chromatics, The Cure). È del 2022 il primo ep To eat yourself registrato in cameretta e pubblicato dalla label inglese Shoredive Records. Tra il 2023 e il 2024 l’uscita di una serie di singoli ottenendo buoni riscontri da importanti webzine del settore e pubblico.
I’m the Villain traccia per traccia
Ci sono tracce di new wave e di songwriting anglosassone a partire da Guitar falling on the floor, il brano d’apertura del disco, che ha un ritmo determinato e che si mette anche a fare un certo rumore da metà in avanti, pur senza rinunciare a una certa gentilezza di fondo.
Gentilezza che non si perde in Breathin, anche più morbida della precedente, ad accentuare la parte dreamy della produzione dell’artista. Ecco poi la title track This joyful nostalgia, titolo che si attaglia perfettamente al brano e al disco: la nostalgia c’è e fluisce appieno dalle casse. Ma è una nostalgia gradita, cercata, forse in qualche modo compiaciuta, con un sorriso sulle labbra.
Atmosfere rarefatte quelle di A fire in the desert, in cui si vaga in un deserto che sembra abbastanza desolato. Più movimentata la situazione di Thinkin’ so loud, che si rifà apertamente a suoni shoegaze, ma con ritmi più sostenuti.
Si procede con A million chances, che marcia con tranquillità su scenari di grande calma e malinconia. C’è un giro sonoro piuttosto luminescente in I walk into your mind, una passeggiata nella mente altrui che sa di new wave. Chiusura ancora sul morbido, con sensazioni shoegaze, per The odd ghost song.
Con una coerenza sonora particolarmente omogenea e un’ispirazione forte, I’m the Villain costruisce un disco sincero e significativo, che allarga lo sguardo alle influenze internazionali senza mai perdere di vista il proprio centro e la descrizione intima dei propri sentimenti.
