Veuve band

Il disco si chiama Yard e contiene voglia ed energia dei Veuve, band proveniente da Spilimbergo e nata da una manciata di anni. La band regala a TraKs (anche grazie alla consueta generosità di Doppio Clic Promotions) una traccia in free download, cioè Mount Slumber, con la quale ti puoi fare un’idea del suono della band, se non hai ancora letto la nostra recensione+streaming. E se tutto questo non basta, non sappiamo che fare. Anzi sì: intervistare la band.

Potete riassumere la vostra storia fin qui e spiegare il nome della band?

Sulla nostra storia non c’è molto da dire: ci siamo formati nel luglio del 2013 e abbiamo cominciato a fare serate e concerti sul finire dello stesso anno e registrato l’ep intorno a settembre 2014, con YourOhm Mobile Recording Studio, a Pordenone, disco poi presentato a fine febbraio 2015. Abbiamo avuto il piacere di partecipare alla settima edizione del Pietrasonica Fest e, ad inizio settembre 2015, siamo entrati nello Smoking Goat Studio, vicino a Massa Carrara, dove è nato “Yard”.

Il nostro nome significa “vedova”: la vecchiaia, la senescenza, la solitudine di ciò che “è rimasto”. Spesso affrontiamo temi quali le guerre del Novecento, gli abusi dell’uomo sulla natura, e la “vedova” è tutto ciò che quello stesso uomo ha lasciato. Abbiamo scelto il francese peraltro, per dare al nome un retrogusto di un passato ricco, glorioso, raffinato, ormai imbruttito.

Alle spalle avete un ep, ma un disco “intero” è certamente un passo importante. Come lo avete affrontato? Con quali umori e sensazioni? Come vi sentite ora dopo averlo pubblicato?

Registrare l’ep e registrare il disco sono state due esperienze quasi speculari: il primo in presa diretta e il secondo in tracce separate, è cambiato quasi totalmente l’approccio con la musica, e crediamo che la differenza si senta abbastanza; non per un discorso di qualità – abbiamo in entrambi i casi avuto a che fare con dei fonici straordinari – quanto per una questione generale di costruzione dei pezzi. L’abbiamo affrontato con la frenesia della “prima volta”, con le migliaia di possibilità a livello di strumentazione che offriva lo studio, e ora che ce l’abbiamo tra le mani è una soddisfazione impagabile.

Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

Spesso abbiamo rischiato di arrivare alle botte!

Veuve: viaggi onirici e campi gravitazionali

Veuve band 2

Come nasce “Mount Slumber”?

Nasce, come spesso accade, da una jam: al giro di basso iniziale – che si ripete per tutto il pezzo – abbiamo man mano aggiunto elementi in un crescendo che poi hanno formato il brano. E’ il pezzo che ha anche ispirato l’artwork del disco: un viaggio onirico attraverso valli deserte e campi gravitazionali, in una sorta di sogno elettrico.

Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?

Vecchie SoundCity, vecchie Marshall e una manciata di pedali: dai classici fuzz ai delay, abbiamo utilizzato anche una slide guitar nella coda di Mount Slumber e un moog nella coda di Pryp’jat’.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?

Abbiamo avuto a che fare, per esempio, con gruppi Go Down Records in diverse occasioni: Three Eyes Left, Pater Nembrot, OJM, L’Ira del Baccano… Tutti gruppi strepitosi con cui abbiamo avuto modo di spartire il palco. Per uscire dal panorama stoner ci piacciono Bologna Violenta, FASK, Albedo…

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