Intervista: The Rideouts e il contatto con la realtà

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Trieste e Liverpool come due punti di riferimento, tredici anni di carriera alle spalle e un nuovo disco, Heart and Soul, a rappresentare quello che oggi è il cuore e l’anima di The Rideouts, band ben rodata con un grande amore per la musica angloamericana. Li abbiamo intervistati.
Nuovo capitolo nella storia ormai pluridecennale della band: che cosa rappresenta per voi  “Heart and Soul”?
Per noi è un importante capitolo della storia dei The Rideouts: abbiamo raggiunto una certa maturità a livello di gruppo e sonorità e abbiamo messo a fuoco quello che volevamo esprimere, e penso ci siamo riusciti. Il titolo rispecchia il contenuto dell’album. Musica essenziale, vera, sincera suonata appunto con il cuore e con l’anima.

Viviamo in un’epoca “plastificata”, piena di sovrastrutture del tutto inutili che ci fanno perdere il contatto con la realtà. Penso che basti accendere la TV cinque minuti per renderci conto che siamo esposti a tanta finzione. Questo tema è ripreso anche nella canzone “Plastic soul” dove si parla della disarmante semplicità delle emozioni vere, reali; le uniche che possono sciogliere le nostre anime di plastica.

Come nasce “Give it to me”?
Era un periodo in cui avevo voglia di ascoltare funky (The Meters, Funkadelic, James Brown…) e strimpellando la chitarra è venuta l’ispirazione. L’arrangiamento rispecchia le sonorità vintage, soprattutto per quanto riguarda l’Hammond e in particolare il suo riff incalzante.
Avete presentato il disco al Teatro Miele di Trieste: com’è andata la serata?
Il concerto è andato alla grande, il teatro era pieno addirittura sopra le nostre aspettative. Abbiamo suonato per la prima volta i nuovi brani senza sapere quale poteva essere la reazione del pubblico. La risposta è stata fantastica e siamo riusciti a creare un bel feeling con i presenti: c’è stato proprio un bello scambio di energia positiva.
Potete raccontare la strumentazione principale che avete utilizzato per suonare in questo disco?
Classic rock: Marshall JCM800 come amplificatore, Fender Stratocaster, Epiphone Les Paul e Gibson SJ200 come chitarre. Basso Fender e Batteria assemblata anni ’70.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Nessuno in particolare. Se devo scegliere opto per i Bud Spencer Blues Explosion, anche se non credo siano più considerati indipendenti ormai.
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