Musicisti esperti, con collaborazioni e militanze importanti alle spalle, un giorno decidono di unire le forze e di suonare un rock robusto. Ah già: con l’aiuto dell’0rchestra. Così (su per giù) si possono descrivere premesse e sensazioni evocate dai Klee Project, progetto messo in piedi da Roberto Sterpetti & Enrico “Erk” Scutti, con l’aiuto e la collaborazione di Marco Sfogli, Lorenzo Poli e Antonio Aronne, dell’orchestra sinfonica diretta da Francesco Santucci e di altri elementi sparsi qui e là. Il disco si chiama The Long Way (qui la recensione) e noi abbiamo rivolto qualche domanda a Sterpetti e Scutti.
Potete raccontare come nasce il “Klee Project”? La denominazione ha a che fare con il pittore?
Tutto nasce per la voglia d’esprimere qualcosa che ci rappresentasse dal punto di vista musicale ma anche da quello personale, che portasse in musica una serie di sensazioni ed esperienze senza l’obbligo di seguire alcun cliché o influenze di mercato. Il riferimento sul monicker va chiaramente a Paul Klee, pittore che ha dato il maggior contributo a una nuova pittura con una grande personalità artistica ricca e multiforme, nonché eccellente violinista e amante della musica classica.
Potete spiegare i motivi dell'”affiancamento” all’orchestra?
Il fatto di non avere degli obblighi di percorso ci ha permesso di spaziare sul fattore arrangiamento in maniera molto aperta mettendo in essere tutte le conoscenze che entrambi abbiamo accumulato nel nostro percorso artistico. In particolare sono sempre stato affascinato dalle orchestrazioni sinfoniche e non nego che sarei voluto diventare un direttore d’orchestra. La mia forma mentis poi è veramente particolare, basta considerare il fatto che in adolescenza ascoltavo solo Beethoven e poi mi sono ritrovato ad ascoltare (dal mio amico di pianerottolo!) gli AC/DC, Saxon, Iron Maiden…
Nel vostro disco sonorità di rock tradizionale, suoni sintetici e le incisioni dell’orchestra si mescolano in molti pezzi. E’ stato complicato trovare un giusto equilibrio tra le varie “fonti”?
In effetti non era facile produrre un album così ricco di elementi e sonorità. Spesso abbiamo dovuto fare delle scelte e togliere degli arrangiamenti a cui eravamo legati in fase di pre-produzione, per creare i giusti piani sonori e far arrivare la nostra musica a un pubblico vasto che potesse amarla in tutte le sue sfaccettature. La cosa gratificante è che anche gente lontana dal rock riesce ad apprezzare le nostre canzoni, proprio perché ricche di elementi che non richiamano un solo genere.
Klee Project: una comunità di followers
Come nasce “The Prisoner”?
E’ il primo brano scritto per il KLEE PROJECT. Nato quasi per caso, volevamo scrivere un brano stile Evanescence e Avenged Sevenfold e abbiamo unito degli elementi che ci piacevano in particolar modo: la potenza del Metal, parti elettroniche e atmosfere sinfoniche. Il risultato ci aveva talmente soddisfatto che abbiamo deciso di dare un seguito scrivendo l’album.
Potete descrivere i vostri concerti? Quali saranno le prossime date che vi vedranno coinvolti?
Innanzitutto speriamo di poter arrivare a più gente possibile. Per il momento non abbiamo date previste. E’ una scelta sicuramente coraggiosa, ma ha un senso. Volevamo concentrare i nostri sforzi nella comunicazione di un messaggio musicale attraverso i social media, con videoclips, foto e tutto quello che ruota intorno ai musicisti del Klee Project, per poter creare una comunità di followers e fans che ci seguisse, in futuro, dal vivo.
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimate di più in questo momento e perché?
Destrage, Anewrage, Celeb Car Crash, Brain Distillers Corporation sono amici e band che stimiamo perché nei loro rispettivi generi stanno definendo un sound senza compromessi accattivante e di qualità. Questo è lo stesso obiettivo che abbiamo noi.
Potete indicare tre brani, italiani o stranieri, che vi hanno influenzato particolarmente?
Più che di brani potremmo parlare di band che hanno influenzato il nostro sound. Artisti come Nickelback, Alter Bridge, Shinedown, Foo Fighters, ma anche gruppi come Depeche Mode, Genesis, Marillion, Def Leppard uniti a elementi elettronici e orchestrazioni ricercate sono la nostra matrice. Il tutto è stato davvero molto spontaneo e abbiamo scritto di getto con cuore e passione tutto quello che volevamo esprimere, senza limiti.