La recensione: “LeLabrene”, LeLabrene #TraKs

CV_LelabreneSi chiamano LeLabrene (“labrene” è un altro nome dei gechi) e si raccolgono attorno alla figura di Vincent Spinelli, che canta e suona la chitarra. Ma di chitarristi ce ne sono altri due (Federico Codicè e Michele Cacciari), nonché un bassista (Davide Garattoni) e un batterista (Roberto Rossi).

Vista così sembrerebbe una formazione adatta a un disco hair metal, invece le chitarre hanno marcati accenti blues, che possono propendere ora verso il Delta, ora verso il rock, ora vero l’acustico, lasciando comunque tracce piuttosto consistenti dietro di sé.

C’è una buona energia in 4214 Laval St., che apre il disco facendo uso di un testo in inglese e di un ritmo medio, con chitarra e sezione ritmica già in evidenza.

Voce filtrata e giri di chitarra e basso caratterizzano Bononia Decadence, dotata di buon passo. Si rallenta con Medeaflower, primo pezzo in italiano del disco e più vicina ai concetti della canzone d’autore, benché la seconda parte della canzone dia maggiore importanza alla parte strumentale.

A proposito di strumenti, Lucchetto appesantisce volumi e toni, proponendo un sound più robusto, quasi hard rock, senza però abbandonare la matrice blues.

Si rimane in ambito rock, ma un po’ più indie, con Like a Flag, in cui una chitarra dardeggia liberamente dietro un giro di basso ben strutturato.

Per contrasto Again si immerge in suoni folk-blues per lo più acustici e un po’ più intimi. Si torna all’italiano con Mr. Aldrovandi, in cui la chitarra elettrica domina il pezzo dal sapore di jazz

Hearthquake Blues (3.32 am) accende i motori e prosegue in modo un po’ più tirato, con una coda che punta dritta verso mete psichedeliche, salvo frenare all’ultimo.

Blues acustico servito per la chiusura: Rosso corallo propone un giro di chitarra ritmica ripetuto, e altri arpeggi insistiti in background, a cercare di dipingere paesaggi americani a perdita d’occhio.

Il disco ha un buon ritmo e si fa ascoltare con piacere, posto che all’ascoltatore non rimanga sullo stomaco l’eccesso di blues. Ma le sfumature che la band riesce a regalare alle canzoni e la varietà di tinte con cui si dipingono le tracce dell’album sono più che meritevoli di ascolto. E se volete ascoltare, ecco qui sotto due estratti dal disco:

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