Càpitano ogni tanto fenomeni curiosi, fuori epoca e fuori moda, che sanno accendere l’interesse anche per il loro essere volutamente fuori tempo: è il caso di Riding with me della Paul Mad Gang.

Con questa band, il decennio di riferimento è quello dei Fifties, i ruggenti anni 50, l’epoca di nascita del rock’n’roll, quella dei ciuffi imbrillantinati, delle mosse buffe sul palco, di Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Elvis Presley eccetera.

Si tratta di rock’n’roll/rockabilly eseguito con classe e competenza, ma non prettamente nostalgico: la PMG entra in modo perfetto nei panni di una band anni Cinquanta/Sessanta, ma li indossa come se fossero i propri, né troppo larghi né troppo stretti.

Il linguaggio che la band utilizza è chiaro fin da subito: Riding with me, la title track, colloca tutti nel centro della pista della balera, a mulinare gambe e braccia in modi oggi incomprensibili ai più.

Ma non ci si deve aspettare un disco monotono, sempre allo stesso ritmo e sempre con gli stessi suoni: ne è prova già il secondo brano, You awful girl, che rallenta il passo e abbassa un po’ le luci, pur non avendo niente in comune con i lentoni alla Platters.

C’è poi il veloce strumentale di Tequila Dam, un po’ esercizio di stile e un po’ intermezzo in un disco che comunque è senza pause. She needs a piercing tiene i ritmi sempre alti e martella sulle percussioni, con il contrabbasso di Francesca Alinovi in bella evidenza.

Don’t give your heart away si muove invece molto più vicino alla frontiera del blues, con molti fronzoli e senza sconti. Home again fa largo uso di slide, cori e pause sceniche per ricostruire uno spazio country-rock da frontiera. Ci sono poi due riletture di brani già proposti, come Vodka & Gin e You awful girl, in versione “USA live session”.

Il pericolo più evidente per un disco di questo tipo è l’effetto fotocopia: fai una bella canzone vintage, e poi le altre escono più o meno tutte uguali. Ma per evitare il rischio, la Paul Mad Gang ha pescato da tutto il repertorio dei Fifties, che è molto più vasto e vario di quanto si potrebbe pensare.

Ne è uscito un disco veloce, piacevole, “ballabile” anche soltanto pestando il piedino sotto la scrivania, e soprattutto molto divertente da riproporre poi dal vivo, che è verosimilmente la versione più efficace di una band di questo tipo.

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