La recensione: “The Examination”, Mulo Muto/B E T A #TraKs

Old Bicycle Recordings, etichetta nota per l’alto tasso di sperimentazione contenuto  nei dischi che pubblica, propone The Examination.

Si tratta di un disco (anzi, di una cassetta) spartita a metà tra Mulo Muto e B E T A, un lavoro dall’alto profilo noise e post rock, in cui però confluiscono svariati altri elementi, spesso inaspettati.

La facciata A del lavoro è del tutto occupata dalla traccia When the sounds of nature collide with our inner selves and resurface as a stream of noises dei Mulo Muto: se il titolo può far pensare ai Pink Floyd di Ummagumma (e ai film di Lina Wertmueller), la superficie esplorata dalla band è di natura anche più straniante.

I rumori della natura constellano la mezz’ora della traccia, ma le collisioni guidate con forze estranee finiscono per dipingere un panorama per lo più cupo e molto mutevole, come in una lotta perenne e senza vincitori.

Arrivando al lato B E T A, dopo la brevissima intro di Pluto is a Planet to my Heart, si scopre che c’è una melodia nascosta sul fondo di The New Order Song (che non significa “La canzone dei New Order”, bensì, “La canzone del nuovo ordine”), sepolta sotto strati di iterazioni e di distorsioni. Piano piano il discorso armonico emerge, e può far male.

Kill Collins! esprime i propri istinti omicidi prima con una tensione di fondo che resta statica, poi con un crescendo di elementi esterni che si fanno sempre più caotici.

Behind the Rose è invece una curiosa cover di un brano dei Death in June, controversa e seminale creatura di Douglas Pearce. Il brano stacca per stile dal resto del panorama sonoro del disco, ma effetti ed echi fungono da collegamento con il sound del resto del lavoro.

E qualche residuo melodico riverbera fino a Karma, please, la traccia seguente, che guarda chiaramente verso oriente, ma portando alle estreme conseguenze un giro di note esplorato in tutti i propri contorni. Il discorso chiude con il rapido approdo rumoroso di A (ha ha).

Il lavoro è significativo e piacciono le aperture all’esterno, che senza svilire il significato della sperimentazione, mostrano come le band in questione siano consapevoli del mondo che li circonda e non chiuse in un solipsismo autistico.

La potenza magmatica che si sprigiona, soprattutto nel lavoro dei Mulo Muto, è un altro aspetto che vale la pena di sottolineare, anche perché pur rappresentando una tempesta in crescita, non perde di vista i particolari.

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