Le luci della centrale elettrica in concerto al Teatro della Corte di Genova, 15/12/2018
“Guarda qui,
sono tutti i miei punti deboli”
Qualcuno lo sa dove ti fa male.
A volte sono gli animali. Quando tornavo a casa con un ginocchio sbucciato o con un taglietto su una mano, arrivava prontamente il bacio consolatorio del mio cane, che riconosceva a distanza la ferita e la veniva a medicare, a modo suo, come a dire “non ti lascio sola”.
A volte è la musica. Quella che non serve raccontare nulla di chi sei e di cosa ti è successo, arriva esattamente dove deve arrivare, a modo suo.
Nello specifico, Vasco Brondi lo sa dove ti fa male.
Un Teatro della Corte a Genova non strapieno, ma pieno di cuori sanguinanti in cerca di consolazione. Cuori attenti e silenziosi, grati per le parole lette e per le musiche suonate, in un crescendo emozionale che nonostante l’impegno richiesto ha saputo regalare un po’ di pace. La pace di quando condividi un pensiero, un’emozione. La pace di quando vedi negli occhi di un estraneo le tue stesse sensazioni, ti riconosci nel diverso e non credi più che il tuo sentire sia unico e incomprensibile.
Vasco ha suonato ininterrottamente per quasi due ore, portando sul palco versioni riarrangiate dei suoi brani più amati, da Le ragazze stanno bene a C’eravamo abbastanza amati, da McBeth nella nebbia a Qui, tutte tracce contenute nella raccolta 2008/2018 – Tra la via Emilia e la via Lattea, l’ultimo album ufficiale del progetto chiamato Le luci della centrale elettrica.
Da adesso in poi sarà solo Vasco Brondi, con le sue letture impegnate, le sue battute dette tenendo gli occhi bassi, la sua nebbia ferrarese, la sua guerra continua e la continua ricerca di pace.
Chiara Orsetti