Il terzo disco dei Sula Ventrebianco, Furente, ha già fatto parlare di sé dal momento dell’uscita (e ne abbiamo ovviamente parlato anche noi, in questa recensione). Ora, per approfondire le questioni con la band, abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Come avete affrontato il lavoro sul disco nuovo? Ci sono state differenze questa volta rispetto ai precedenti? Viste le ottime recensioni di “Via la faccia” avete sentito maggiormente la pressione?
Non ci sono state sostanziali differenze nella creazione dei brani rispetto al passato. Tutto è stato realizzato in maniera molto istintiva, sviluppando assieme in studio alcune idee portate da Sasio.
“Furente” è stato realizzato in poco tempo (circa due mesi), dato che il tour di “Via la faccia” è durato più di un anno. Abbiamo dunque lavorato duramente per far sì che il tutto fosse pronto per novembre, mese in cui il disco è stato pubblicato.
Non abbiamo accusato la pressione nel lavorare. Se ciò fosse accaduto, visto il poco tempo avuto per realizzare il tutto, probabilmente questo disco non avrebbe mai visto la luce!
Mi sembra che nel disco ci sia una ricerca di allargare ulteriormente gli orizzonti rispetto ai precedenti e di ottenere un suono ancora più sfaccettato e multiforme. In ogni caso, quali erano i vostri intenti prima di entrare in studio?
Sono anni che il nostro studio è diventato come una seconda casa (forse anche prima!), quindi i nostri “intenti” a questo giro sono quelli che in realtà abbiamo da sempre: creare nuovo materiale, senza prefissarci degli obiettivi. Come dicevamo prima, l’approccio istintivo ci ha dato una grossa mano nel buttare giù nuovi brani, non ancora “confezionati”.
Come è nata l’idea di allegare un seme di Joshua al disco?
L’idea è nata pensando a quanto il mondo di oggi ci imponga il concetto di velocità. Il Joshua Tree impiega 10 anni per crescere di appena 80 centimetri. Ma cresce forte e robusto e resiste alle altissime temperature e al gelo.
Il più alto mai esistito è arrivato a circa 24 metri di altezza e ha un’età media di circa 1000 anni. Impiegano circa 60 anni per arrivare alla propria maturità . Ecco, se avete avuto la pazienza di leggere tutto questo, probabilmente potete anche sedervi con calma e ascoltare un disco per intero. E prendervi cura della pianta stessa.
Mi ha incuriosito la scelta di collocare i due brani forse più “tranquilli”, a livello almeno di ritmo, del disco (pur fra molte virgolette) a chiusura del disco: da cosa nasce questa scelta?
Erano finiti i brani cattivi. E da qualche parte andavano pur messi! A parte tutto, ci piaceva l’idea di cominciare la playlist con almeno 3-4 brani potenti, che dessero per l’appunto l’idea di “Furente”.
In chiusura c’è “Così finta”, che forse è il brano che più cambia tra l’inizio e la fine. Riassumendo al meglio l’essenza e le dinamiche del disco, abbiamo ritenuto potesse essere il brano ideale in chiusura.
