Lontano da qui è il progetto musicale di Elisa Castells, Matteo Uccella e Michele Bellanova, che dopo il loro incontro al Conservatorio di Frosinone, hanno deciso di formare una band, con il folk come comune denominatore. Il loro omonimo esordio discografico, autoprodotto, è composto da nove brani, scritti a sei mani dai membri del gruppo.
Lontano da qui è un viaggio ai margini del Paese, che racconta storie di personaggi caratteristici, delle loro piccole nevrosi e dei loro disagi quotidiani; ma è anche un viaggio tra le diverse culture del folk, da quello tipicamente italico a quello spagnolo, portoghese e sudamericano. Nel disco si alternano chitarre da stornello romano, percussioni etniche, ukulele, archi e fiati, che riescono ad amalgamarsi senza sforzi e con un risultato fresco e gradevole.
Lontano da qui traccia per traccia
Il disco si apre con apparente leggerezza: la prima traccia, Non ricordo, è infatti il racconto di un testimone omertoso e corrotto; la storia si svolge su una base ritmica accattivante e con tratti di dialetto romanesco, che sul finale alza il tiro, aumentando il ritmo e arricchendosi di cori. Con Tsunami si lascia più spazio alla voce morbida e versatile della Castells, che viene risaltata da archi e fiati.
Il brano successivo è un vero e proprio ritratto musicale: Suor Teresa vive una storia di vocazione conflittuale, che durante l’ascolto scorre davanti agli occhi e nelle orecchie. Le percussioni tipicamente latine trascinano, mentre in una chiesa gremita di fedeli, si assiste al miracolo di un amore immondo, tra la consapevolezza del peccato mortale e l’impossibilità di resistervi.
Il Barbone vede la collaborazione del cantautore romano Rosso Petrolio, e racconta con melodia gitana e dialetto di borgata il punto di vista di un uomo che ha perso tutto, ma non la libertà di dire quello che pensa. La versione al femminile di questo brano, intitolata La Barbona, questa volta cantata dalla Castells, è inserita dal gruppo come bonus track, e ha vinto il concorso “Dallo stornello al Rap”.
Le notti bianche fa dimenticare lo stornello, e accende l’atmosfera con la sensualità e il calore di un tango spagnoleggiante; l’unica canzone d’amore vera e propria, in cui il cantato si veste di nuove sfumature. Un altro pezzo, e un altro cambio di registro. Questa volta, Jim e Anne, ci trasportano in un Far West polveroso, tra cavalli e nebbia, tra rum e odore di tabacco, per una storia non proprio a lieto fine.
La Signora dei Post-It è un altro ritratto, questa volta di una donna affetta da un disturbo compulsivo che la spinge a scrivere sui famosi biglietti gialli ogni suo pensiero. Scorrono fiumi di inchiostro, tra telefonate da fare e commissioni da sbrigare. L’ironia amara che cerca di rendere meno tragica la patologia, ben si sposa con il ritmo, dove archi e ukulele si intrecciano.
Altra faccia della medaglia è Social dipendente, uscito anche come singolo. Un bel gioco di chitarre sostiene la storia di dipendenza da social network, giochi online e chat onnipresenti, con efficacia. L’ultima traccia è Il bar giù all’angolo, classico esempio di vita di periferia, di chiacchiere da bar e di sogni inespressi di giovani disillusi. La melodia è semplice, ma efficace e divertente.
Lontano da qui è indubbiamente un buon esordio, che sposta e allarga i confini della tradizione folk, con lampi di estro e di attenzione ai temi sociali del mondo contemporaneo.
Chiara Orsetti