Totocaos è il primo album di Mala, e Mala è l’incontro tra due artisti, Federico Molisina, cantautore, e Dario Messina, produttore. “Tutto è finzione. La realtà è divisa tra quello che appare e quello che è: da una parte l’illusione, dall’altra l’essenza. Mala ha gli occhi su entrambi questi universi, cogliendo con puro disincanto la doppia valenza di ciò che ci circonda”.

Così si raccontano i due musicisti torinesi, che hanno cercato, con il loro lavoro, di dare un’interpretazione comune delle cose che vedono, considerandole dalle diverse angolazioni, e vivendole come una scommessa. Perché ciò che ogni giorno ci troviamo a dover affrontare non è pronosticabile, a volte non lascia nemmeno il tempo di abituarsi. Interamente synth-pop, dalla prima all’ultima traccia, Totocaos si concentra sul rientro a casa, sulla rassicurazione che segue un imprevisto, con uno sguardo di attrazione inevitabile verso l’incertezza del brivido.

Mala traccia per traccia

Carla io ti odio veramente / Idiosincrasia polverosa e divertente

Carla è la prima traccia, scelta anche come primo singolo estratto. Carla è una delle tante persone che tenta di inserirsi in un contesto che non le appartiene realmente. Carla ha il suono di un una festa dove il pop si mescola all’elettronica, dove si balla a occhi chiusi, dove i sintetizzatori la fanno da padrone ma dove il ritornello sembra quasi un ritorno agli anni ‘80.

Anche tu hai paura del tempo / Anche tu che non ci trovi un senso

Si prosegue con Lince, anch’esso singolo. Vibrato, vibrante, un suono costante che si ripete lungo tutti i 3:47 mentre la fotografia di un rapporto scorre tra le pareti di casa e i ricordi di quanto avviene al di fuori. Le paure condivise, i momenti sul divano, raschiano le unghie contro il sound tagliente di questo pezzo, lasciando una sensazione di smarrimento che permane sino alla fine, mentre si continua a ricercare l’essenza.

Ci siamo incontrati nell’ unico posto in cui / Non avrei mai dovuto essere

Storie che non hanno senso, su cui nessuno scommetterebbe, che nascono in luoghi improbabili e che proseguono su sentieri impossibili. Asterischi racconta uno di questi amori, lo fa con la leggerezza che forse mancava alle prime due tracce, con la morbidezza di un pop meno sintetico e più emozionale, senza perdere l’impronta distintiva del duo torinese.

La tua voracità per le domande / ed il conoscere il mistero delle cose mi spegne il mal di giorno

Islanda, ovvero come lasciarsi sopraffare dalla nostalgia di quello che poteva essere e da quanto l’ipocrisia possa far saltare i nervi di chi è costretto non solo a subirla, ma anche a farsene portatore. Il ritmo aumenta fino al ritornello, in un crescendo di sensazioni, dove la gente intorno parla e dove i suoni prendono il sopravvento, sgomberando la mente.

Nelle brezze e nei respiri sommessi / di sensazioni ormai insperate

Con Aria si va ad affrontare con ironica leggerezza la sensazione di libertà nel poter dar libero sfogo all’aria prodotta dal culo cerebrale, in una prospettiva inaspettata. La sensazione di essere intasati da pensieri, da scarti, che ci ghettizzano, ci allontanano dagli altri, sono prodotti sia dal cervello sia dal nostro apparato digerente, e in entrambi i casi potersi togliere il peso non fa altro che rendere meno ostico il percorso. Musicalmente uno dei pezzi più convincenti, e stranamente anche uno di quelli che maggiormente restano impressi anche dopo il primo ascolto.

Tutto ciò che sto aspettando / è già nella mie tasche, come il portafoglio e il cellulare

Non servono catene per stare bene, non servono pianificazioni attente, superfici immacolate. A volte basta un cappotto arancione e la sensazione di poter andare dove si vuole, senza aver paura di sporcare e senza avere le caviglie costantemente strette da morsi. Fili rossi è un inno alla libertà. La voglia di andare è resa musicalmente vivace dagli onnipresenti synth, in questa occasione meno labirintici e più aperti verso la base ritmica.

Buttiamo ricordi / vestiti, le storie / restiamo diversi, insieme diversi / ci capiamo nei sensi

Ineccepibile riflessione sul condizionale e su quanto possa spalancare le porte al possibile la sua applicazione pratica. Ma se racconta un incastro, la possibilità di volare sopra le differenze concentrandosi sulle sensazioni e rimanendo su quelle. Quasi discomusic a fare da sottofondo, ad accompagnare il viaggio verso il lasciar andare le paranoie quotidiane.

Siamo tornati da un mese / E ho ancora la maglietta che sa di vacanza

Sicilia ha il compito di chiudere Totocaos, sa di viaggio mistico e profuma di un paese lontano, di quell’odore che prendono i ricordi di paesaggi vissuti con la persona giusta, che rimangono impressi nella mente. L’odore di tradizione, di sacralità si avverte anche in alcune parti suonate, che lasciano il posto a un mare che infrange le sue onde sul finale, a chiudere il ricordo cancellandone le impronte sul bagnasciuga.

Il progetto dei Mala ha giocato con i suoni, con i pensieri e con le sensazioni, creando 8 tracce dal sapore un po’ retrò, che strizza l’occhio all’abitudine ormai consolidata di rappresentare il testo come immagine visiva, che riesce ad arrivare direttamente al centro emozionale di chi ascolta.

Chiara Orsetti

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